REDAZIONE MILANO

Terrorismo, atti al Ministero per estradizione reclutatore dell'Isis Fezzani

Il tunisino è stato arrestato nei giorni scorsi in Sudan dall'intelligence italiana sulla base di un mandato di cattura internazionale

Il palazzo di via Paravia 84 dove viveva "Abu Nassim"

Milano, 17 novembre 2016 - La Procura generale di Milano ha trasmesso al Ministero della Giustizia gli atti richiesti in vista della procedura di estradizione di Moez Ben Abdelkader Fezzani, il tunisino arrestato nei giorni scorsi in Sudan dall'intelligence italiana sulla base di un mandato di cattura internazionale emanato dalla magistratura milanese in seguito a una condanna definitiva del 2014 a 5 anni e 8 mesi di carcere.

Fezzani, detto 'Abu Nassim', è ritenuto uno dei più pericolosi terroristi internazionali, prima 'soldato' di Al Qaeda (per questi fatti è stato condannato in via definitiva) e ora 'colonnello' e reclutatore dell'Isis. La Procura generale milanese, in particolare, ha inviato al Ministero l'ordine di esecuzione della pena, una breve esposizione dei fatti, e la sentenza di condanna della Corte d'Assise d'Appello milanese, poi diventata definitiva. Fezzani, imputato per essere uno dei componenti del 'Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento' che aveva base anche a Milano, era stato assolto in primo grado nel 2012 e poi espulso dall'Italia. Non è escluso, tra l'altro, che anche le autorità di Tunisi possano chiedere la consegna di Fezzani in quanto è ritenuto tra i pianificatori degli attentati al Museo Del Bardo (24 morti tra cui 4 italiani) e a Sosusse e del fallito colpo di mano tentato dai miliziani di Al Baghdadi nella cittadina di Ben Guerdane.

Nel 2007, il gip Guido Salvini aveva firmato un'ordinanza di custodia cautelare in cui Nassim veniva accusato di essere "un uomo di Al Qaeda, in particolare il capo dei tunisini a Peshawar in Pakistan da dove manteneva strettie costanti rapporti con la struttura in Italia e a Milano", e di "organizzare la logistica dei mujaheddin provenienti dall'Italia accogliendoli presso la 'Casa dei fratelli tunisini' per poi inviarli nei campi dove venivano addestrati all'uso di armi e alla preparazione di azioni suicide" oltre che di "promuovere e finanziare il rientro dei mujaheddin in occidente e in particolare in Italia e a Milano".

La 'Casa dei fratelli tunisini' era un piccolo appartamento di edilizia popolare in via Paravia 84, dove Nassim, che all'epoca lavorava come manovale, era andato a vivere con il connazionale Sassi Lassaad, morto a Tunisi nel 2006 durante una rivolta antigovernativa. Per questa vicenda, dopo aver trascorso tre anni in carcere, venne assolto in primo grado nel 2012 ma espulso dal ministero dell'Interno che lo considerava "pericoloso" per la sicurezza nazionale. Un anno dopo, quando Nassim si trova in Siria, i giudici della Corte d'Assise d'Appello di Milano modificarono il verdetto con una condanna a sei anni di carcere. 

Fonte Agi