GIULIA BONEZZI
Cronaca

Febbre del Nilo, in Lombardia casi triplicati in 3 settimane

Salgono a 37 le infezioni dall’inizio dell’estate in regione: 11 gravi, almeno tre i morti. Le più colpite Mantova, Cremona e Brescia

West Nile

Milano - Sono saliti a 37 i casi di virus West Nile individuati quest’estate in Lombardia in base all’ultimo bollettino regionale, aggiornato a lunedì 29 agosto: più che triplicate nel giro di tre settimane, rispetto agli 11 che si contavano l’8 agosto. Sono aumentati, purtroppo, anche i lombardi morti per la febbre del Nilo occidentale che si trasmette all’uomo con le punture di zanzara, è asintomatica in oltre l’80% dei casi ma nello 0,1% può provocare sintomi neurologici come meningiti e meningo-encefaliti: tre decessi confermati dalle analisi dei laboratori di riferimento (quelli dell’ospedale Sacco di Milano e del San Matteo di Pavia), incluso quello del 74 enne di Cigole, nella Bassa bresciana, morto a inizio agosto, e quello più recente di un anziano che era ricoverato a Mantova in gravissime condizioni da settimane. A quanto Il Giorno apprende, invece, non è ancora inclusa nel bollettino la morte del settantenne di Castelverde, in provincia di Cremona, deceduto nei giorni scorsi, poiché manca l’ultima conferma delle analisi per certificare che fosse affetto dalla febbre del Nilo occidentale.

I ricoveri

Dei 37 casi di West Nile individuati dall’inizio dell’estate in Lombardia, meno di un terzo (11) sono state forme gravi e neuroinvasive che hanno richiesto il ricovero in ospedale (e tutte hanno riguardato persone di età superiore ai 70 anni). Altri nove casi sono stati sintomatici ma in forme più lievi, e i restanti 17 casi stati scoperti in persone asintomatiche durante i controlli come quelli ai quali vengono sottoposte le sacche di sangue (infatti 16 di loro sono donatori).

La mappa

Le zone più colpite in Lombardia ricalcano, come ogni anno, la geografia delle pianure: in testa, con 17 infezioni confermate quest’anno, c’è l’Ats Val Padana che copre le province di Cremona e Mantova, seguita dall’Ats di Brescia, con dieci casi. Nelle stesse due Ats è stata registrata la quasi totalità delle infezioni più gravi (sei tra Cremona e Mantova, quattro nel Bresciano), ad eccezione di un ricoverato nell’Ats di Pavia che ha registrato, però, in tutto due infezioni. Nell’Ats Metropolitana di Milano, che include anche il Lodigiano, sinora ne sono state scoperte sette, di cui solo tre sintomatiche, e in forma lieve. Una infezione in un donatore di sangue asintomatico è stata riscontrata nell’Ats della Montagna, mentre le Ats della Brianza (Monza e Lecco), dell’Insubria (Varese e Como) e di Bergamo risultano al momento West Nile free.

Il piano

Nonostante un’accelerazione nell’ultima settimana, con nove casi individuati tra domenica 21 e venerdì 26 agosto, la Lombardia rimane lontana dai numeri del Veneto, che a venerdì scorso ne contava 227 (cioè oltre due terzi di quelli censiti il giorno prima in tutta Italia), di cui 104 gravi, e 14 decessi, e dove la Regione ha varato un piano straordinario da un milione per affrontare l’emergenza. Ma anche in Lombardia , aveva spiegato la vicepresidente e assessore al Welfare Letizia Moratti, c’è "un sistema integrato umano-veterinario sulla circolazione del virus del Nilo occidentale ch e ci consente di monitorare costantemente la situazione".