Milano, 26 luglio 2022 - Sommersi e salvati. Da un lato la schiera dei driver stabilizzati che fanno rispettare gli accordi firmati fra sindacati e aziende che fanno consegne per i colossi del web. E dall’altro la classe dei precari che si piega a ritmi sempre più veloci, per non rimanere disoccupata alla scadenza del contratto. Il mondo dei fattorini descritto da un "insider" che lavora come corriere per conto di una multinazionale dell’e-commerce. Mario, nome di fantasia per paura di ritorsioni sul lavoro, 52 anni, per sua fortuna è a tempo indeterminato: il suo orario di lavoro, compresa una pausa pranzo non retribuita di 30 minuti, è di 43 ore settimanali. "Ma la situazione non è uguale per tutti. Ci sono responsabili di aziende che hanno atteggiamenti da “sceriffi di contea“. Chi è stabilizzato ha il potere contrattuale di farsi rispettare. La precarietà invece ti rende suscettibile a tante pressioni".
A quali pressioni si riferisce?
"I “dispatcher“ (spedizionieri, ndr ) monitorano le rotte di tutti i driver. Se mancano ancora molte consegne iniziano a chiamarti e dirti che devi accelerare o ti chiedono perché ci hai messo dieci minuti a uno stop. Se sei stabilizzato puoi ribellarti a questa pressione psicologica, ricordando che è tuo dovere rispettare il codice stradale coi limiti di velocità, le procedure di sicurezza del committente e un tuo diritto prenderti piccole pause per rimanere lucido alla guida".
E se sei precario?
"Sei sotto scacco. Se non segui alla lettera gli ordini il contratto non viene rinnovato. I tuoi diritti non li conosci neppure".
Lei quando ha iniziato a fare il fattorino?
"Due anni e mezzo fa, dopo trent’anni in un’industria grafica, dov’ero dirigente".
Qual è la sua giornata?
"Mi alzo alle 8, esco di casa alle nove, timbro il cartellino con l’app alle 9.20. Con la stessa applicazione dobbiamo certificare che freni, gomme o altro non abbiano anomalie. Ma le aziende ti costringono a non segnalare un bel niente, altrimenti il mezzo non esce. Entro in magazzino e inizio a caricare i colli sul furgone. Prima delle 10 sono in strada per la prima consegna che può essere a 10 km come a 40. In media ci si muove in un raggio di 20 km. Sono previste da 130 a 140 fermate al giorno: non c’è numero fisso, dipende dalla zona e dai pacchi da consegnare che possono essere tanti nello stesso palazzo".
E il pranzo quando arriva? "Per me fra le 13.30 e le 14. Il tempo è poco e si opta per un panino al bar o la schiscetta in cabina. Poi, ancora viaggi e destinazioni. Alle 18,30 lascio il furgone con la chiave inserita, anche se non ho terminato la rotta. Il precario rientra solo quando ha fatto tutte le consegne".
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