Fase 2 a Milano, "Troppi assembramenti": vertice prefetto-sindaco

Movida a rischio, Sala: "Non vorrei chiudere, ma vediamo com’è la situazione". Tra le misure anti-calca previste dal Viminale anche "zone rosse" temporanee

Corso Como a Milano

Corso Como a Milano

Milano, 25 maggio 2020 - Da Porta Venezia ai Navigli. Da corso Garibaldi all’Arco della Pace. La prima settimana di ripartenza dei locali, seppur con le limitazioni della fase due, si è conclusa con un weekend da bollino rosso in diversi punti della città, in particolare quelli storicamente caratterizzati dal rito dell’aperitivo e dalla movida notturna: assembramenti in strada, gruppetti di persone a distanza troppo ravvicinata e molte persone con la mascherina abbassata sul mento. Una situazione purtroppo simile a quella vissuta in altre grandi realtà metropolitane, come testimoniato da foto e video che hanno invaso la Rete e generato scontri tra chi vuole tornare definitivamente alla normalità e chi predica prudenza per non ripiombare nel lockdown. Martedì il capo di gabinetto del Viminale Matteo Piantedosi ha inviato una circolare alle Prefetture sull’ultimo decreto: tra le misure anti-calca, la più drastica prevede che il sindaco possa "disporre la chiusura temporanea di specifiche aree pubbliche o aperte al pubblico, in cui sia impossibile assicurare adeguatamente il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro".

Il giorno dopo, il capo della polizia Franco Gabrielli si è rivolto alle Questure, richiamando l’attenzione sulla necessità di assicurare "il rispetto del divieto di assembramenti e di aggregazione di persone e l’osservanza delle misure di distanziamento sociale". A Milano i controlli sono stati subito intensificati, e venerdì sono arrivate le prime sanzioni ai locali, elevate dai ghisa: quattro multe da 400 euro per assembramento e tre per occupazione di suolo pubblico non autorizzata. Sabato il maltempo ha spento in parte gli entusiasmi, ma alle 23 in via Lecco c’erano comunque decine di persone in strada, monitorate dai vigili. Ieri la bella giornata ha riproposto il problema, seppur in maniera più contenuta.

All’orizzonte si profila un giro di vite, a giudicare dalle prese di posizione di Sala e del governatore Attilio Fontana. "Le situazioni serali e notturne dove si riscontrano assembramenti sono molte – ha sottolineato il primo cittadino –. Non è questione di giusto o sbagliato. O di giovani o meno giovani, posto che in giro non ci sono solo giovani e, d’altro canto, se dovessi giudicare dai messaggi che ricevo, sono tanti i ragazzi che “denunciano“ l’irresponsabilità di altri ragazzi". E ancora: "Ieri ( sabato, ndr ) mi sono sentito coi sindaci delle grandi città. C’è frustrazione in noi, perché tutti concordiamo che con le forze dell’ordine disponibili non si riesce a gestire gli assembramenti e che il richiamo al buonsenso funziona fino a un certo punto". Quindi, "domani ( oggi, ndr ) farò nuovamente il punto col prefetto per verificare la situazione, a valle del weekend". In serata, il sindaco, al programma tv "Live Non è la D’Urso", ha aggiunto: "La situazione sanitaria per fortuna è sotto controllo, ma è chiaro che così il rischio c’è. Io non vorrei chiudere per il bene di quelli che lavorano, ma vediamo com’è la situazione. Milano ha 1,4 milioni di abitanti, più di 4mila bar, 1.700 chilometri di strade: è chiaro che il nostro dovere è controllare, ma controllare tutto è impossibile e chi dice diversamente lo dice per attaccare". Le agende di Sala e Saccone si incroceranno alle 10 in Duomo per il passaggio delle Frecce Tricolori, ed è probabile che in quell’occasione ci sia modo di affrontare l’argomento; non è escluso, però, che nel corso della giornata ci sia un ulteriore vertice per confrontarsi sull’opportunità di un’ulteriore stretta.

Sulla stessa linea anche Fontana: "Uscire non è più un divieto, ma il distanziamento e l’uso della mascherina sono fondamentali! La voglia di divertimento è tanta, ma rispettiamo le regole e pensiamo ai sacrifici a cui ancora sono costretti coloro che non possono andare a trovare i propri figli, nipoti o parenti perché vivono in altre Regioni". In caso contrario, "ben vengano le misure restrittive dei sindaci, ai quali ancora una volta chiedo rigore e fermezza per punire non i gestori dei locali, già penalizzati dal lockdown, ma i clienti che dimostrano poco rispetto anche nei loro confronti".

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