MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Sopravvivere a un femminicidio, la forza di Valentina: “Mamma uccisa da mio padre. Mia figlia porterà il suo nome”

Rosanna Belvisi fu uccisa dal marito il 15 gennaio 2017 in casa, a Lorenteggio. Il ricordo della figlia, ora in dolce attesa del secondo bambino: “Mi rammarico di non avere un ricordo nitido dell’ultimo incontro. Ma è sempre con me”

In alto Valentina Belvisi e la madre Rosanna

In alto Valentina Belvisi e la madre Rosanna

MILANO – “Sono passati 8 anni da quel giorno terribile. Pensare che mia madre non c’è più è sempre un dolore. Ma voglio guardare avanti, al futuro. Diventerò mamma per la seconda volta e, se avrò una bambina, la chiamerò come lei: Rosanna”. Valentina Belvisi è figlia di Rosanna Belvisi, uccisa con 29 coltellate il 15 gennaio del 2017 dal marito Luigi Messina, che è anche padre di Valentina, nel loro appartamento di via Coronelli al Lorenteggio. “In un attimo – ha raccontato la figlia, ora trentaduenne – mi sono ritrovata orfana di entrambi i genitori. Perché di lui io non ho più voluto sentire parlare”.

Dopo il delitto, Messina, ex guardia giurata, che allora aveva 53 anni – mentre sua moglie Rosanna 50 – era uscito di casa, era andato in pasticceria a comprare babà e aveva giocato alle slot machine, vincendo 70 euro. In fase di processo, la figlia Valentina ha chiesto che il padre non avesse nessuno sconto di pena. Il 6 giugno 2018 la Corte d’Assise d’Appello ha confermato la condanna di primo grado a 18 anni. Sentenza definitiva in seguito alla decisione di Messina di non presentare ricorso in Cassazione. Nel frattempo la ragazza ha anche cambiato il cognome scegliendo quello della madre. Giovedì, giorno dell’anniversario del femminicidio, Valentina ha voluto onorarne la memoria con una lettera su Facebook, rivolgendosi a lei.

Nella lettera scrive che vorrebbe ricordare l’ultima volta in cui vi siete viste, che intende?

“Io mi rammarico di non avere un ricordo preciso del nostro ultimo incontro. Sicuramente è stato prima che mia madre partisse per Pantelleria (partì con il marito, che la uccise una volta rientrati dalla vacanza). Non potevo neanche lontanamente immaginare che sarebbe stato l’ultimo. Io all’epoca lavoravo in un fast food e “lui” mi aveva detto che non c’era bisogno che andassi a salutare di persona. Ci sentivamo al telefono, ci saremmo riviste quella domenica. Dal giorno della sua morte la mia vita è stata un treno in corsa. Fermata dopo fermata cercavo la strada giusta”.

Ha voluto rallentare, andando via da Milano?

“Sì. Soffrivo troppo, mi sentivo soffocare. Mi sono trasferita in provincia di Vicenza, dove mi sono innamorata. Oggi vivo con il mio compagno e il mio bimbo che compirà 6 anni a settembre e lavoro nell’ufficio marketing di un’azienda. Diventare madre mi ha fatto capire molto. L’amore che provo per mio figlio sicuramente è lo stesso che mia madre provava per me. Avrei bisogno di lei, dei suoi consigli. Quello che mi è successo mi ha cambiato ma in me resterà sempre un po’ di lei, non dimenticherò mai i suoi insegnamenti. Mi piace pensare che sia comunque al mio fianco, anche se non posso vederla. È stata una mamma speciale, meritava di essere qui, di diventare nonna. Le chiedo ogni giorno di guidarmi, soprattutto adesso, che sto per diventare madre un’altra volta”.

Avrà una bambina?

“Ancora non lo so. Ma se è femminuccia, avrà l’onore di portare il nome della nonna Rosanna”.

Oggi farà qualcosa di speciale?

“Andrò in chiesa ad accendere una candela. La sera invece vorrei distrarmi, perché la mente torna sempre a quel 15 gennaio di 8 anni fa. Magari prenderò il mio bimbo per mano e insieme andremo nella pizzeria in cui lavora il suo papà. Così staremo insieme. Sono loro la mia forza”.