
Francesco Paolo Trona, prefetto di Milano
Milano, 19 luglio 2015 - Francesco Paolo Tronca, prefetto di Milano, Expo si avvicina al giro di boa dei tre mesi di attività: come procede l’attività della macchina di controllo e che risultati ha dato?
«Il bilancio è positivo, in termini di efficienza del sistema generale di sicurezza e di controllo del territorio».
Prima dell’inizio di Expo avete avuto segnali di rischio che hanno reso necessario un apparato di sicurezza così imponente?
«Non c’è stato nessun segnale, è stata una valutazione dettata dalle dimensioni dell’evento, di livello mondiale, che mai si era verificato in Italia dal Dopoguerra. È diverso dalle Olimpiadi che durano 18 giorni, Expo dura sei mesi».
La discriminante nell’organizzazione dei controlli è stata dunque il tempo?
«Il tempo è un’aggravante. Ma sono anche le dimensioni e l’importanza del grande evento che hanno imposto un sistema di sicurezza di tale portata. Expo vede tutto il mondo rappresentato, con continue visite di capi di Stato e rappresentanze diplomatiche. Anche quando il sito espositivo è chiuso, è sempre un obiettivo che merita la massima allerta».
È cambiato qualcosa nei segnali di rischio per Expo e, più in generale, per Milano, dopo gli attentati all’estero delle ultime settimane?
«Il contesto internazionale ci impone attenzione elevatissima su Expo come su tutti gli obiettivi sensibili. Abbiamo elevato al massimo i sistemi di sicurezza, di prevenzione e controllo. Nel primo mese il sistema è stato verificato in termini di tenuta, da metà maggio è entrato a pieno regime. L’impegno è garantire che non ci siano cali di tensione, fino alla fine».
Come funzioneranno i controlli sul dopo, anche in termini di appalti per lo smantellamento?
«Sta iniziando la riflessione sul dopo. Dall’inizio di settembre si incomincerà a lavorare sulle varie ipotesi e sui vari scenari. Riflessioni e analisi che andranno condivise in sede politica e territoriale. La squadra delle istituzioni ha sempre lavorato, e continuerà a farlo, operando sinergicamente con spirito costruttivo e senso di responsabilità positiva».
Roma si appresta a scrivere il dossier per candidarsi alle Olimpiadi del 2024: ha qualcosa da copiare dall’esperienza dell’Expo di Milano?
«L’esperienza che sta facendo Milano in tema di sicurezza è un esempio di buone pratiche, che diventerà oggettivamente patrimonio del nostro Paese. Certamente questo “modello Expo”, che definirei meglio come “modello Milano”, perché proprio a Milano è stato elaborato e viene realizzato in partnership con tutte le realtà locali, potrebbe essere positivamente ed efficacemente riproposto in altre circostanze di grandi eventi, con tutti gli adeguamenti del caso. Il difficile non è immaginare la validità di un sistema, il difficile è renderlo sempre attuale ed elastico. Fino al 31 ottobre vivrò la sicurezza di Expo come fosse il primo maggio, un primo maggio difficile, ma gestito con grande attenzione».
Cos’è cambiato da quel giorno?
«Expo non ha ricevuto nessuna ripercussione da quella manifestazione di nichilismo fine a se stesso, che nulla ha dimostrato se non fatuità, e consentito di assistere a uno degli episodi più belli degli ultimi anni, una Milano che si è rimboccata le maniche e ha subito voluto eliminare le tracce lasciate da qualche centinaio di manifestanti violenti».