REDAZIONE MILANO

Ex moglie del “furbetto” Coppola assolta in appello per il crac

È un "fatto indubbio" che "la prima vendita" dell’aereo Falcon 900, "avvenuta tra due società riferibili" a Danilo Coppola, ma "anche la seconda vendita in favore di un soggetto terzo al gruppo", sono state "poste in essere senza alcun apporto materiale o morale" di Silvia Necci.

Lo scrive la Corte d’Appello nelle motivazioni della sentenza con cui ha assolto con formula piena l’ex moglie dell’immobiliarista romano che era finita imputata in una tranche del procedimento sul crac di Porta Vittoria spa. Necci, nel 2020 in abbreviato, era stata condannata a 2 anni per "sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte" e già assolta dall’altra accusa di concorso in bancarotta. In secondo grado la Corte (giudici Manzi-Scalise-Fasano) hanno fatto cadere pure la prima imputazione relativa ad un’operazione del 2013 con al centro la vendita del Falcon. Per bancarotta Coppola, invece, è già stato condannato in via definitiva a 7 anni lo scorso luglio. Nelle motivazioni del verdetto per l’ex moglie, depositate nei giorni scorsi, i giudici mettono in dubbio anche la "valutazione" della presunta "fraudolenza delle operazioni di vendita" dell’aereo, anche perché "pur essendo state poste in essere due mesi dopo il fallimento del gruppo, la curatela" non ha mai portato avanti "azioni" su quel bene.

La Corte esprime, inoltre, "perplessità circa l’azionabilità della garanzia erariale" su quel Falcon 900. Necci è stata, dunque, assolta "perché il fatto non costituisce reato" nel merito, anche se la contestazione era già prescritta. Per Coppola, intanto, è ripartito da poco un altro processo a Milano, un altro filone collegato al crac Porta Vittoria e nel quale l’immobiliarista è difesa dall’avvocato Ivano Chiesa, al lavoro per puntare a dimostrare la sua innocenza