Ex calciatore ucciso: gettato vivo nel bidone d'acido

Raffaele Rullo e la madre Antonietta Biancaniello, accusati dell'omicidio, volevano eliminare anche la moglie di Andrea La Rosa

Raffaele Rullo e Antonietta Biancaniello, madre e figlio accusati di omicidio

Raffaele Rullo e Antonietta Biancaniello, madre e figlio accusati di omicidio

MIlano,  3 luglio 2018 - Sepolto vivo in un bidone. Cosparso di acido cloridrico e chiuso dentro. Ucciso dalle esalazioni tossiche senza possibilità di fuga. È la drammatica ricostruzione dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, ripercorsa dal pm Eugenio Fusco nell’avviso di chiusura delle indagini sull’omicidio dell’ex calciatore 35enne Andrea La Rosa. Dell’assassinio sono accusati in concorso il 35enne Raffaele Rullo e la madre 59enne Antonietta Biancaniello, arrestati il 14 dicembre scorso.

Stando agli approfondimenti investigativi portati avanti dai segugi della Omicidi di via Moscova, coordinati dal tenente colonnello Michele Miulli e dal maggiore Cataldo Pantaleo, la sera del 14 novembre 2017 La Rosa viene attirato con l’inganno a casa della donna, in via Cogne 20 a Quarto Oggiaro: l’obiettivo di madre e figlio è eliminare un «creditore» (attendeva la restituzione di 30mila euro e stava per prestarne altri 8mila), diventato «pericoloso» perché pare fosse a conoscenza del sistema di truffe sulle assicurazioni d’auto che Rullo aveva messo in piedi insieme ad altri complici (colpiti da ordinanza di custodia cautelare la scorsa settimana in un altro filone d’inchiesta). Un delitto premeditato, preceduto nei giorni precedenti «dal reperimento dei materiali» necessari per ammazzare La Rosa e farne scomparire il cadavere.

Quella sera, l’ex calciatore viene reso inoffensivo tramite la somministrazione con l’inganno di due sostanze narcotizzanti. Poi l’uomo, in stato di incoscienza, viene trasportato nelle cantine dello stabile popolare e messo all’interno di un fusto di metallo; quindi, Rullo e Biancaniello gli versano addosso almeno sei flaconi di acido cloridrico e sigillano il bidone col nastro isolante. Gli esami sul corpo chiariranno che la morte è stata provocata dal combinato disposto dell’inalazione dei fumi dell’acido e dal confinamento in un luogo chiuso, anche se sul collo della vittima sono state comunque riscontrate ferite da taglio.

Nei giorni successivi, il corpo di La Rosa viene spostato nell’autorimessa di via Litta Modignani intestata al 73enne Sante Cascella, accusato di favoreggiamento per non aver riferito agli investigatori dei contatti con Rullo per il deposito del fusto. Il 14 dicembre, a un mese esatto dalla scomparsa dell’ex calciatore, scatta il blitz dei militari: l’auto guidata dalla Biancaniello, diretta a Seveso per completare il piano criminale (sciogliere i resti della vittima con altri 24 flaconi di acido), viene fermata lungo la Milano-Meda; all’interno del baule, ecco spuntare il bidone.

Non è finita. Sì, perché nell’avviso di chiusura indagini il pm ha contestato anche il tentato omicidio della moglie di Rullo, che sarebbe stato messo in atto il 7 ottobre 2017 da Raffaele e dalla madre per incassare una polizza assicurativa da 150mila euro. In quell’occasione, nella loro abitazione di Seveso, l’uomo avrebbe somministrato alla donna una sostanza sedativa acquistata con ricetta falsa a nome del padre deceduto; poi, con l’aiuto della Biancaniello, le avrebbe praticato dei tagli sui polsi, simulando un atto autolesionistico. Infine, la chiamata al 112 per chiedere aiuto. Per fortuna, però, i carabinieri si erano accorti che la donna dava ancora segni di vita e avevano immediatamente allertato il 118, salvandole la vita.

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