Evasione carcere Beccaria, don Gino Rigoldi: "Rovinati per un gesto impulsivo"

Il piano del cappellano don Gino Rigoldi dopo l’arresto dei giovani scappati dal carcere il giorno di Natale

Milano, 30 dicembre 2022 - "Mi dispiace per tutti e sette i ragazzi evasi perché hanno aggravato la loro situazione a causa di un’azione impulsiva. Il maggiorenne che si è costituito mercoledì sera avrebbe conquistato la libertà dopo pochi mesi. Con i ragazzi che sono rimasti abbiamo parlato a lungo di quello che è successo, una fuga senza senso, anzi dannosa perché gli evasi staranno peggio di prima. Adesso però voglio un cambiamento: lavorare a piccoli gruppi, sviluppare percorsi di formazione che diano strumenti ai ragazzi. Penso a un laboratorio per imparare a fare la pizza e a un altro per riparare strumenti musicali". Così don Gino Rigoldi, 83 anni, da oltre mezzo secolo cappellano del carcere minorile Beccaria, commenta il “cerchio chiuso“ sulla maxi evasione di Natale, ora che tutti e sette i ricercati sono stati catturati o si sono costituiti.

Gli ultimi due , di 17 e 18 anni, presi ieri dagli agenti del Nucelo della Penitenziaria a Triuggio (Monza e Brianza) che hanno fatto irruzione nel loro nascondiglio a casa di un conoscente pregiudicato. Il quinto fuggitivo di cui parla don Gino si è presentato in Questura mercoledì sera accompagnato da Pierfrancesco Majorino,ex assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano e ora candidato presidente della Lombardia per centrosinistra e M5S. Il giovane ha patteggiato a 10 mesi. Dopo il giudizio per direttissima in cui è stato convalidato l’arresto, eseguito dalla Squadra mobile, il ragazzo, nato a Pavia ma residente nel Comasco, ha scelto il rito alternativo in cui la sua difesa e il pm di turno hanno concordato pena in cui ha “pesato“ il fatto che abbia scelto di consegnarsi di sua spontanea volontà. Il diciannovenne era finito in carcere con l’accusa di maltrattamenti familiari. Il giorno dopo la fuga, don Gino aveva auspicato che questa vicenda potesse dare "uno scossone" al Ministero per dare risorse a un carcere in cui "manca un direttore da 20 anni e ci sono lavori da oltre 16".

Per il cappellano "è essenziale ora lavorare a piccoli gruppi. Ne parlerò con la direttrice facente funzione e gli operatori. Dobbiamo lavorare molto, prima per far capire che delinquere non è mai la strada giusta. E poi, soprattutto, per aiutare i ragazzi a intraprendere la strada giusta".Quanto alle risorse che mancano, i sindacati tornano alla carica. "Come al solito, anche questa volta, il Nucleo Investigativo centrale della polizia penitenziaria, localizzando e mettendo fine alle “vacanze di Natale“ anche degli ultimi due evasi dal Beccaria, ci ha messo una pezza. Ma non è tutto bene quel che finisce bene. Ora auspichiamo che non cali il sipario sull’attenzione della politica rispetto ai problemi dei penitenziari, che restano intatti". Lo dichiara Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria. "Al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio – conclude De Fazio – diciamo che non servono tavoli, ma che necessitano soluzioni concrete. Riforme, organizzazione, organici, equipaggiamenti, strutture e infrastrutture. Il Guardasigilli ci convochi, noi siamo pronti a fare la nostra parte con idee e proposte concrete fondate sulla conoscenza di chi opera da sempre nella prima linea delle trincee penitenziarie".

 

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