Milano, 2 dicembre 2024 – Valerio Villoresi, vicepresidente della Fondazione Villoresi-Poggi, discendente di uno dei fratelli di Eugenio, ingegnere visionario e caparbio grazie al quale nasceva 140 anni fa il canale artificiale più importante della Lombardia e il secondo più lungo d’Italia, dedica al prozio il romanzo “Il mormorio del Mare“, presentato oggi al Museo della Scienza e della Tecnica (ore 18,30).
Che cosa la rende più orgoglioso?
“Aver ripristinato la verità e in qualche modo riabilitato la sua figura. Avversato dall’aristocrazia, diremmo oggi dai poteri forti, accusato di speculare sulla costruzione del canale che aveva ben altri concorrenti, con i nomi altisonanti dei più grandi ingegneri idraulici dell’epoca (Ciro Possenti e Elia Lombardini), morirà di logoramento fisico, povero, indebitato per il progetto (i Savoia erano contrari a metterci risorse). Verrà portato a termine dal figlio Luigi che ne diventa il direttore dei lavori. Il quale per azzerare ogni debito deciderà insieme ai fratelli Giuseppe e Gaetano di vendere la concessione per 600 mila lire, alla società anonima Condotte d’acqua costituita a Roma con i soldi del Vaticano. L’opera costerà sui venti milioni di lire. Sino alla fine Eugenio non tradirà i suoi principi cristiani, apparteneva ad una famiglia benestante ma in realtà, dopo la morte del padre Luigi, uno dei botanici più importanti d’Europa, fra i primi ibridatori di rose, vivrà la sua adolescenza con i contadini, conoscendone da vicino la fatica quotidiana e la povertà. Così sin da piccolo, guardando l’Adda e il Ticino, pensa al suo canale. E a come ricambiare l’aiuto ricevuto. L’altra questione che sollevo nel romanzo sono i dubbi sulla morte del padre di Eugenio, ufficialmente dovuta a malattia polmonare mentre una serie di altri dettagli fanno pensare che sia stato un omicidio volontario, durante una battuta di caccia nel parco, mentre lui era al lavoro. Questo lo lascio intendere. Fatto sta che il posto da direttore del Parco della Reggia di Monza va al suo successore che metterà alla porta la vedova e gli otto figli”.
Nel libro offre uno spaccato interessante della vita in Lombardia all’epoca di Villoresi...
“Racconto storie di popolo e di nobiltà, di grandi ricchezze, povertà feroci, tesori nascosti e anche i retroscena sull’utilizzo di capitali “illeciti” salvati su ordine di papa Pio IX dai provvedimenti di confisca della “manomorta”. Per farla breve un intermediario va da papa Leone XIII e fa presente che quei fondi devono servire per il Villoresi, opera caritatevole che salva vite umane e non per arricchire i soliti potenti. Lo convince...”.
L’assessorato ai Servizi civici di Milano ha restaurato il monumento dedicato a Villoresi, in piazza Leonardo Da Vinci.
“Ringrazio molto l’amministrazone comunale. Entro la fine dell’anno la nostra famiglia si occuperà del restauro della Tomba della riconoscenza, al Monumentale, dove riposano Eugenio con la moglie Rosa e il figlio Luigi”.