Marco
Mangiarotti*
Terrazze perse dove il Monte Gorna s’impenna, fra il verde che nasconde le pietre, le vigne e l’Etna. Siamo a Trecastagni, il Gorna sembra una piccola vetta della prima guerra mondiale dalla trincea del giovane vigneron che ha deciso di conquistarla tutta, metro per metro, fino alla cima. Giovanni Messina lo ha promesso, "dovessi metterci una vita. Lo devo a chi ha faticato prima di me sulla Muntagna". Perché i nonni hanno sopportato una fatica bestiale per costruire e mantenere le vigne su pendenze spaventose, portando tutto a spalla e a mano. E Giovanni, laurea in Scienze Politiche, la testa dura e fina di chi cerca le sfide, Laura che lo sostiene, sta riprendendosi il suo Monte, aspettando di recuperare altri due palmenti, di comprare dagli “australiani” casa e terreni che abbiamo a mezza costa in fronte. Siamo nella casa di lavoro riattata, dopo aver visitato il palmento magazzino, sorseggiando il suo Carricante Eudes 2018, unico per mineralità e sapidità portata dal mare, e un rosso da un ettaro di vigna Pre-Philloxera, che ha quasi due secoli di vita. Solo 1.000 bottiglie per il milleottocentoquaranta. Che uve? Come dicono i contadini delle vigne vecchie "quello che c’è". Color "rubino con riflessi granati", sentori speziati e balsamici, sottobosco e frutti rossi maturi. Alla beva elegante ma fresco, buon corpo, il frutto in bocca non disturbato dai giusti tannini. Tutto qui è cambiato nel 2017 con l’arrivo di Angelo Di Grazia, “enologo, psicologo, amico”, il Bianco di Monte 2018 diventa 100 per cento Carricante, si apre al floreale, con agrumato e note marine. Passando dal 2017 al 2018 il salto è notevole, con acciaio ed eventuale tonneaux per affinamento finale in bottiglia, mentre Giovanni ha voluto per qualche centinaio di bottiglie il passaggio in botte piccola. Sono novemila in tutto, fatica, passione e visione in movimento. Francesco Distefano, chef di Uzeta Catania, ha cucinato arancini all’antica con carne a pezzi, baccalà in petali, un maialino da ricordare.