
MILANO
Esami di riparazione, tutto da rifare? Ne è convinta Elena D’Incerti, 58 anni, docente al liceo classico Beccaria.
Tanti studenti stanno affrontando gli esami di riparazione. Sono utili?
"Andrebbero rivisti strutturalmente sia gli esami di stato che quelli di ripazione. Lo studente non arriva più preparato perché ha avuto un debito, non serve mai".
Perché?
"La scuola mette a disposizione poche ore di corsi di recupero. Inoltre gli esami erano nati come “riparazione“, e se non si superava il test finale si veniva bocciati. Ora invece è un “giudizio sospeso“, ma poi sono promossi quasi tutti: magari studia un po’ chi ha 2 o 3 materie. Ci sono anche genitori che presentano ricorsi. Così come sono oggi gli esami non servono, anche perché il livello uguale non è uguale per tutti".
Non c’è uno standard unico?
"No, non esiste un prova comune e ce ne sono di facili e difficili. Sono preparate dai docenti in base al programma svolto, su libri diversi, c’è chi è alla III e chi alla V declinazione. Manca un denominatore comune ma sarebbe meglio se le prove fossero uguali per tutti".
Che modello alternativo propone?
"Chi ha dei debiti inizia la scuola il 25 agosto e, in gruppi mirati di 3-4 studenti, studia, ad esempio, solo il greco fino al 10 settembre, registro e verifica finale compresi. È un lavoro molto personalizzato".
Via dunque alle ripetizioni estive?
"Certo. Ai ragazzi potrebbero essere assegnati dei compiti estivi che poi si correggono insieme".
Le materie da recuperare sono spesso greco, latino, matematica, inglese. Sono ostiche o c’è un metodo che non funziona?
"Sono materie che hanno gli esami scritti più ostici e spesso mancano le basi di grammatica italiana. Al classico molti ragazzi conoscono la letteratura ma hanno debiti sulla traduzione. Ci sono due scuole di pensiero: chi ritiene fondamentale la traduzione e chi, come me, farebbe un lavoro più complessivo di studio di “lingua e letteratura“".
È cambiato qualcosa con Covid e Dad?
"Sì diversi studenti non si presentano agli esami di riparazione e cambiano indirizzo. Magari hanno iniziato il liceo in pieno lockdown, sono stati promossi e dunque sono rimasti “intrappolati“ e ora, al terzo anno, sentono l’esigenza di cambiare. Ma non si può arrivare all’esame di riparazione e soprattutto non deve essere un fai da te delle famiglie. C’è chi opta per fare due anni in uno alle private e chi, con l’idea sbagliata che classico e scientifico sono i più difficili e poi gli altri licei a scalare, passano al linguistico o a scienze umane. Ma se vai male in greco non sarà facile neppure studiare psicologia". L.D.B.