
La cascina abbandonata lungo via Rogoredo è diventata il rifugio di tossici e pusher
Milano, 28 agosto 2019 - «Nel caso in cui la ragazza avesse voglia di intraprendere un percorso di recupero, siamo a offrire la massima disponibilità ad accoglierla e a seguirla in tutte le sue necessità». La Comunità di San Patrignano si fa avanti per aiutare Anna (nome di fantasia), la diciassettenne eroinomane e incinta di alcune settimane soccorsa dai carabinieri del Radiomobile vicino a una cascina a Rogoredo dopo aver subìto un violento pestaggio. Dopo essere venuto a conoscenza della storia, resa nota ieri dal Giorno, il presidente Piero Prenna si è subito mosso per cercare un contatto con la giovane (che compirà 18 anni tra pochi mesi e da quel momento potrà decidere autonomamente cosa fare), attraverso i medici che la stanno seguendo. «Si tratta di un dramma – riflette Prenna – figlio di una società in cui il problema è sempre più normalizzato, dove si ritiene scontato per un giovane far uso di sostanze, con un mondo adulto che gira la testa dall’altra parte facendo finta di non vedere, quando invece spesso è parte in causa nel problema».
Il numero uno del centro per tossicodipendenti che sorge in provincia di Rimini accende poi i riflettori su una tendenza ormai consolidata: l’aumento del numero di minorenni dipendenti dalla droga. «Oggi arrivano – fa sapere – ragazzine a tutti gli effetti tossicodipendenti, a cui si sommano tutti i disagi e i problemi comportamentali. Allo stesso tempo ben conosciamo il dramma di madri tossicodipendenti, che da noi si ritrovano e scoprono il piacere dell’essere madri e la bellezza dei loro bambini». In più di quarant’anni di attività, «ne abbiamo accolte 430 e a oggi ne abbiamo 6, ed è meraviglioso vedere e seguire la loro rinascita e crescita mentre imparano a curarsi del loro bambino».
Anna potrebbe diventare una di loro, anche se Prenna non nasconde le difficoltà del percorso da completare: «Sarà un cammino non semplice, ma ricco di soddisfazioni, in cui la aiuteremo a vivere al meglio la gravidanza, preparandosi per accogliere con gioia la nuova vita e tornare a guardare con fiducia al futuro». Al momento, la diciassettenne è ricoverata nel reparto di Psichiatria di un ospedale milanese, in attesa che si liberi un posto nella struttura clinica di riferimento per il suo territorio di residenza, nell’hinterland nord. Quando i militari l’hanno ritrovata, la notte del 20 agosto, tremava e vomitava, tenendo sempre una mano sulla pancia: «Un uomo mi ha preso a schiaffi e poi mi ha colpita più volte all’addome», la confessione agli investigatori dopo una lunga mediazione. Poi la rivelazione a un’operatrice del 118: «Forse sono incinta». Un dubbio diventato certezza dopo i primi esami.
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