
Il sit-in della famiglia dei coniugi uccisi davanti alla Cassazione
Quello che resta, dopo un delitto che ha sconvolto la sua vita, è la spinta a lottare contro la violenza, anche nelle attività quotidiane con i bambini della scuola materna di Rho, dove lavora. Rosita Solano porterà avanti il suo impegno con la consapevolezza di aver avuto giustizia, perché la Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per l’uomo che il 30 agosto del 2015 massacrò i suoi genitori nella villetta di Palagonia, il paese in provincia di Catania dove trascorrevano una tranquilla pensione. Lei e la sorella, Manuela, potranno entrare nelle stanze, rimaste finora sotto sequestro, dove il tempo si è fermato a quel giorno. Stanze visitate solo da investigatori ed esperti incaricati dei sopralluoghi e della analisi scientifiche.
"Sarà un trauma – spiega Rosita – ma è necessario affrontarlo. I nostri genitori non torneranno indietro, ma almeno abbiamo avuto giustizia". Si chiude una "parentesi" lunga sette anni, fra processi che si sono trascinati e ricorsi dell’imputato sempre respinti. Si apre un altro capitolo per cercare, ottenuta la sentenza definitiva, di accedere ai fondi per le vittime di reati violenti. "Finora non abbiamo ricevuto alcun risarcimento – sottolinea Rosita – e abbiamo sostenuto noi tutte le spese". Il ricordo torna al 30 agosto del 2015, quando Vincenzo Solano e Mercedes Ibanez, 68 e 70 anni, furono aggrediti nella loro casa di notte. Dopo aver ucciso l’uomo colpendolo alla testa, il giovane ivoriano Mamadou Kamara ha anche violentato Mercedes, gettandola poi dal balcone. Una rapina finita nel sangue compiuta, secondo i tre gradi di giudizio, dal giovane all’epoca ospite del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo, inchiodato da una serie di elementi raccolti dalla polizia. Lui, però, ha continuato a proclamarsi innocente, sostenendo di aver trovato o di aver acquistato da altri migranti abiti e oggetti portati via dalla villetta, rinvenuti in suo possesso.
"Le tracce del suo passaggio erano ovunque, nella casa dei miei genitori – sottolinea Rosita – le prove a suo carico sono schiaccianti. Tutto questo dolore mi ha lasciato la consapevolezza di dover fare qualcosa, di dover dare il mio piccolo contributo per una società migliore". Una battaglia portata avanti con l’Unione Nazionale Vittime (Unavi), che si occupa di tutelare chi subisce reati violenti. Una delle ultime iniziative, la mostra “Sui passi della violenza“, è in tour per l’Italia per lanciare un messaggio: "Non lasciate sole le vittime".