
Nanda Vigo (foto Archivio Nanda Vigo)
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Da una parte ci sono i frati dell’Opera di San Francesco per i Poveri che sin dall’inizio sono stati designati eredi universali dell’eredità di Nanda Vigo, artista, architetto e designer di caratura internazionale, compagna di Piero Manzoni, amica di Lucio Fontana e di tanti altri grandi artisti. Dall’altra i gesuiti del Museo di San Fedele che nel 2017 hanno avuto in dono buona parte della “Collezione storica“ e di Nanda avevano raccolto le ultime volontà, ossia riunire nel loro museo tutte le sue opere. Ora in questa intricata vicenda di eredità contesa, di responsabilità non chiarite, la Soprintendenza di Milano ha deciso di vederci chiaro. E dopo aver dato avvio ad un procedimento a tutela della "Collezione d’arte, di opere e oggetti di Nanda Vigo" ritenuta di "eccezionale interesse culturale", per evitare dispersioni, ha disposto le prime ispezioni.
Nei prossimi giorni i responsabili del procedimento faranno i primi controlli nel magazzino dell’Archivio Nanda Vigo, come conferma la presidente Allegra Ravizza. E poi, se l’iter prescelto è questo, allargheranno l’indagine con lo scopo di valutare il patrimonio giacente nell’abitazione dell’artista in via Curtatone, zona Porta Romana. Complessivamente si parla di un patrimonio notevole. E solo nella Collezione d’arte privata di Nanda Vigo ci sono almeno undici Manzoni ma anche diversi Fontana, Baj, Capogrossi e alcune opere realizzate da lei stessa come i Cronotopi degli anni Sessanta, a metà tra l’optical art e l’arte cinetica e altri lavori su riflessi e luce degli anni Settanta e Ottanta. Tante poi sono le opere in prestito in vari musei italiani, da Termoli alla stessa Triennale. Il cruccio degli amici stretti di Nanda Vigo, quel "cerchio magico" che l’ha assistita, seguita ed aiutata ad esporre le sue opere nei musei di tutto il mondo è "che venga dimenticata".
Perché "è il rischio che si corre se la sua eredità non viene raccolta da istituzioni culturali robuste, con specifiche competenze artistiche, capaci di valorizzare la sua figura". E poi, aggiunge Marco Poma, intellettuale finissimo, autore di importanti documentari d’arte compreso il meraviglioso “In viaggio con Nanda“, nonchè caro amico di Nanda, "sono testimone delle ultime sue volontà. Negli ultimi anni ha avuto una collaborazione straordinaria con il San Fedele che rappresentava una garanzia per la continuità della sua opera. Il mio desiderio , e di quanti erano amici di Nanda, è farla sopravvivere nei cuori e nella storia".
Confessa il suo amore incondizionato verso Nanda. "Pensi – racconta – le ho anche scritto una lettera prima che morisse. La amo perché mentre m’incuriosiva, da uomo mi terrorizzava. Mi ha però dato fiducia in me stesso. Gli ultimi vent’anni li ho trascorsi professionalmente accanto a lei e quindi vorrei assistere anche a un lieto fine di questa storia. In pace, senza guerre di religione". Il problema è che la Vigo non ha fatto in tempo a firmare il nuovo testamento, che conterrebbe queste volontà, perché il 16 maggio scorso è deceduta. E i frati dell’Opera di San Francesco, pur avendo rinunciato all’eredità non hanno definito a chi assegnarla "perché non è nelle nostre competenze farlo", ripete frate Marcello Longhi che è il presidente ed "auspica l’intervento di un tutore super partes". Mentre dal San Fedele sono "pronti a raccoglierla". "Noi siamo preoccupati, non sappiamo ad oggi a chi è stata affidata la custodia dell’appartamento di Nanda, e come mai in questi quattro mesi non sia stato fatto un inventario di quello che c’è dentro", conclude Ravizza.