"Eni inquina, non merita fondi Ue"

Manifestazione degli ambientalisti che con un blitz a sorpresa si sono arrampicati sui palazzi in costruzione

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di Alessandra Zanardi

"Le risorse del Recovery Fund non vengano destinate alle multinazionali che investono nel fossile". Questo il concetto ribadito durante la manifestazione contro Eni che nel pomeriggio di ieri a San Donato, storica sede del colosso degli idrocarburi, ha chiamato a raccolta vari gruppi ambientalisti e movimenti per il clima. In prima linea la piattaforma Rise Up, un insieme di associazioni e collettivi studenteschi, i cui attivisti in tuta bianca si sono anche spinti, con un blitz a sorpresa, all’interno del cantiere del sesto palazzo uffici. Tra i manifestanti, una settantina di persone è così salita sui costruendi edifici del nuovo quartier generale di Metanopoli, sulle cui facciate sono stati issati dei giganteschi striscioni. Sono stati anche intonati slogan e accesi fumogeni. Un’azione dimostrativa che sembra richiamare quella dello scorso settembre a Porto Marghera, quando circa 250 ambientalisti in tuta bianca fecero irruzione nella raffineria dell’Eni, in segno di protesta contro un’azienda considerata emblema di un modello che contribuisce a creare inquinamento.

Sorvegliata da un corposo dispiegamento di Polizia e carabinieri, la protesta di ieri è stata organizzata in concomitanza con l’assemblea degli azionisti di Eni, "la più grande estrattivista del fossile, con 60 piattaforme attive nel Mediterraneo: chiediamo che non le vengano destinati i fondi del Recovery Fund. Non è giusto che chi investe in questo settore venga premiato e incentivato", hanno spiegato gli attivisti di Rise Up, confluiti poi in massa davanti al quinto palazzo uffici, sulla via Emilia, dove il presidio è proseguito fino al tardo pomeriggio. Quella del cane a sei zampe viene definita come una società che "devasta i territori e sfrutta i lavoratori, mentre solo un trentesimo del suo fatturato è investito nella riconversione ecologica. Una società del genere va anche nelle scuole a parlare di ecologia e fare sensibilizzazione. È un paradosso". Da qui la richiesta di una svolta verso nuove politiche ambientali, nel segno delle energie rinnovabili e di modelli produttivi più rispettosi del pianeta. Gli stessi messaggi erano stati ribaditi da Rise Up durante il presidio dello scorso 24 ottobre, sempre sotto la sede sandonatese del cane a sei zampe.

Eni, dal canto suo, non commenta "gli episodi odierni (di ieri, per chi legge, ndr)", ma ricorda "gli ingenti investimenti che la società ha in programma per il proprio percorso di transizione energetica, che non include solo il forte ricorso alle rinnovabili, ma tanti altri progetti legati alla decarbonizzazione di processi industriali e prodotti". L’azienda ha recentemente annunciato che raggiungerà le zero emissioni nette nel 2050.

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