MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Emad Al Jaber, il chirurgo “mini invasivo” che salva 300 vite all’anno

Il direttore dell’Unità di cardiochirurgia mini invasiva ed endoscopica al Centro Cardiologico Monzino

Emad Al Jaber

Emad Al Jaber

Milano – Con una microtelecamera e uno schermo in alta definizione, la cardiochirurgia sta vivendo una nuova era. "Al cardiochirurgo ora basta un’incisione di 3 centimetri sul torace anziché una di 20. Per il paziente cambia tutto. Sono riuscito anche a intervenire su tre valvole del cuore, in contemporanea, praticando un foro di non più di 3 centimetri. In un anno, opero tra 250 e 300 pazienti". Emad Al Jaber arriva da Amman, la capitale della Giordania, ed è direttore dell’Unità di cardiochirurgia mini invasiva ed endoscopica al Centro Cardiologico Monzino. Ha 45 anni ed è tra i massimi esperti a livello internazionale della tecnica endoscopica. Sarà tra i cittadini illustri che riceveranno l’Ambrogino d’Oro, su proposta del capogruppo Pd Filippo Barberis.

Il suo primo pensiero, appena ha saputo di aver conquistato la medaglia?

"Ho pensato di aver realizzato qualcosa di grande. Vuol dire che il mio impegno quotidiano è apprezzato da Milano, che ormai è casa mia. Affronto tutti gli interventi allo stesso modo: la concentrazione è sempre al massimo".

Può spiegare la tecnica che utilizza?

"Pratico una piccola incisione attraverso cui introduco una microcamera. Il cuore viene così ingrandito e riesco a vedere dettagli che sarebbero altrimenti invisibili. Poi, tenendo lo sguardo fisso sul monitor, procedo con l’operazione usando strumenti più lunghi di quelli tradizionali. Il mio obiettivo non è solo salvare il paziente ma migliorare la qualità della sua vita post operazione".

Come descrive Milano?

"Una città internazionale, che dà possibilità a tutti. Io mi sono trovato sempre bene, apprezzato per il mio lavoro. Per me Milano non è solo una città ma uno stile di vita".