Emilio
Magni
Clima natalizio: ed è stato così che uno degli amici della nostra piccola congrega di noi anziani appassionati del vecchio, caro dialetto e che discorriamo grazie alla posta elettronica (benedetto il computer), ha sollevato una questione sul "panaton milanes". Costui ha affermato che il classico panettone natalizio milanese, "el panatun de Nadal" è vecchio di secoli, però un tempo forse non si chiamava "panettone". Tuttavia non si ricordava come il caratteristico dolce fosse chiamato un termpo e quindi invitava a compiere uno studio nei secoli andati per scoprire il vecchio nome, andato in disuso, del panettone. La questione è stata brillantemente risolta dal solito "Luis de Melz", Luigi Manzoni di Melzo, lombardo Doc, il quale quando c’è di mezzo il dialetto, soprattutto quello antico, ne "sa una più del diavolo". Cosa ha scoperto il Luis? Leggendo le opere di antichi poeti e scrittori milanesi ha trovato che un dolce tipico del Natale già addolciva i palati meneghini nel 1600 e che si chiamava già "panaton", al contrario di quanto sosteneva l’amico che aveva tirato in piedi la questione. Giovanni Copis nel suo Varon Milanese del 1606 cita il "Pan grand panaton denadà". Dunque il dolce aveva due nomi: "pan grand" e "panaton". Spiega il Copis che era un " pane grosso" che si confezionava il giorno di Natale. Ne "I consigli di Medeghino" Carlo Maria Maggi (1630-1699) scrive di un regalo natalizio definendolo: "un canester ben quarcià porta el pan grand denadà". Per dire che el "pan grand" era anche un "dono di Natale", i poeti tagliavano corto dicendo "denadà". Questa è una delle sintesi verbali tipiche del dialetto. E quel "quarcià"? Probabilmente voleva dire "ben chiuso". Per recuperare qualche altro termine dialettale milanese ormai perduto, possiamo dire che un tempo l’arancia era chiamata "el purtagall", come informa pure il dizionario di Francesco Cherubini. Un tempo quelle deliziose arance che potevano permettersi solo i ricchi milanesi arrivavano dal Portogallo.