Ecomostro in Bovisa, demolizione quasi finita

L’immobile di piazzale Lugano era abbandonato da 20 anni. L’assessore Maran: ora aspettiamo un progetto di riuso dalle Poste

L’immobile in corso di demolizione in piazzale Lugano

L’immobile in corso di demolizione in piazzale Lugano

Milano, 7 gennaio 2020 - È passato un anno dall’avvio delle "attività propedeutiche all’abbattimento" e una buona parte dell’ecomostro della Bovisa è stata demolita. Parliamo dell’edificio di piazzale Lugano che un tempo era stato una delle sedi delle Poste. L’immobile, dismesso dal 2000, ha versato in stato di abbandono per vent’anni. Ma ormai sembra avere le settimane contate.

L’attività di demolizione è ormai entrata nella fase finale, come segnala il profilo Facebook Urbanfile e conferma l’assessore comunale all’Urbanistica Pierfrancesco Maran, che commenta così la situazione dell’ecomostro di piazzale Lugano: "È stato per anni un simbolo di abbandono, ben visibile dai tanti che passano dal Ponte della Ghisolfa. Abbiamo lavorato per anni per creare le condizioni per la sua eliminazione e ora l’abbattimento è quasi terminato, nonostante i continui intoppi dovuti in particolare a ritrovamenti di amianto negli interrati che necessitano quindi di smaltimento speciali". La demolizione dell’immobile, però, per il Comune rappresenta solo la prima fase di un’operazione che deve portare alla completa riqualificazione dell’area. Non a caso Maran aggiunge: "Nei prossimi mesi sono certo si concretizzerà anche una proposta di riuso di questi spazi, di proprietà di Poste, ma intanto vedere abbattere questo mostro abbandonato è una vera soddisfazione". E sì, perché, come accennato sopra, si tratta di una storia ventennale, lunga come spesso accade quando si parla di ecomostri. L’edificio di proprietà di Europa gestione immobiliare (Egi), società di Poste Italiane, è situato proprio ai piedi del cavalcavia Bacula e negli anni scorsi è stato spesso utilizzato come rifugio di senzatetto ed extracomunitari, suscitando le proteste di un nutrito gruppo di residenti del quartiere, che spinge da tempo per il riutilizzo dell’area. L’abbattimento dell’immobile dovrebbe risolvere una buona parte del problema legato al degrado e all’allarme sicurezza. In attesa del progetto di rilancio dell’area da parte delle Poste.

Il caso dell’ecomostro di piazzale Lugano non è l’unico esempio di immobili abbandonati e poi definitivamente abbattuti per risanare un’area della città. Il più recente riguarda un stabile in via Boncompagni, a Rogoredo, che è stato buttato giù per lasciare spazio a un nuovo hotel da 430 stanze della compagnia alberghiera giapponese Toyoko. Le ruspe, in quel caso, erano entrate in azione il 10 maggio del 2018 davanti agli occhi del sindaco Giuseppe Sala e dello stesso Maran. Quel giorno il primo cittadino e l’assessore avevano annunciato che il nuovo Piano di governo del territorio comprende una norma che di fatto obbliga i proprietari di palazzi dismessi da anni a demolirli. In caso di mancato abbattimento, infatti, il Comune prevede la drastica riduzione dei diritti volumetrici in capo al proprietario dell’immobile. In precedenza , comunque, il Comune aveva fatto in modo di arrivare comunque all’abbattimento di un altro ecomostro, l’ex albergo costruito per i Mondiali di calcio del 1990 ma mai completato e diventato uno dei simboli del degrado di Ponte Lambro, periferia sud-est della città. Fino al 25 giugno 2012, quando le ruspe erano entrate in funzione per buttar giù tutto e donare una nuova area verde al quartiere. In quel caso, ad avviare le opere di abbattimento, c’era l’allora assessore all’Urbanistica della Giunta Pisapia Ada Lucia De Cesaris.

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