ANNA GIORGI
Cronaca

Ecco la ‘coperta della felicità’: “Ho conosciuto l’amore tossico. La moda è stato il mio riscatto”

Cinzia Macchi ha fondato l’azienda ‘la Milanesa’ che dà lavoro a 30 persone e aiuta le donne maltrattate

Cinzia Macchi

Cinzia Macchi

La “coperta della felicità“ è composta di tante “mattonelle“ colorate lavorate all’uncinetto, come quelle che pazientemente facevano le nonne per copriletto e copritavolo. Lei, Cinzia Macchi, 56 anni, "La Milanesa", ha rielaborato la coperta crochet della sua amata nonna e l’ha trasformata in una borsa iconica, con la stessa abilità con cui ha rielaborato la sua prima vita, fatta di anni di maltrattamenti da parte di un marito tossico, e l’ha trasformata in una vita piena di energia e serenità.

La sua è una storia di coraggio, di riscatto attraverso la moda, le borse fin da piccola erano la sua passione. E ora che il successo è arrivato Cinzia Macchi aiuta le altre donne maltrattate o le donne rimaste sole offrendo loro un lavoro e un’occasione di riscatto.

"Se devo fare un bilancio oggi dico che la vita mi ha dato tanto, mi ha dato la possibilità di uscire da una relazione che poteva finire come altre che si leggono sui giornali. Ho toccato il fondo, sì, ma poi sono riuscita a risalire e oggi sono qui, felice e voglio restituire un po’ di quella “fortuna“ che ho avuto io".

Come è stata la sua relazione “tossica“?

"Umiliante, avvilente, le botte erano nulla a confronto di come era riuscito a farmi sentire mio marito. “Non vali niente, sei una poco di buono, lo dico a tutti, dico ai tuoi genitori che mi tradisci“. Mi faceva terra bruciata ovunque".

Quando ha capito che era diventato un amore malato?

"Circa due anni dopo che mi erto sposata. Ho avuto un arresto cardiaco che mi ha lasciato una paralisi all’avambraccio destro e alla gamba destra, faticavo a muovermi e camminavo con le stampelle. Ricordo una frase terribile pronunciata da chi avrebbe dovuto aiutarmi: “perché ti comperi abiti nuovi, non lo vedi che sei storpia? Ma chi ti guarda, chi ti vuole“. Mi aveva convinta che non valessi niente. E le sue visite a casa dei miei genitori che in quel periodo si erano presi cura di me mi inducevano a pensare, “in fondo mi vuole bene sono io la cattiva“, ma naturalmente non era vero".

Quanto è difficile capire che un amore è malato?

"Tanto. Ho vissuto e ripetuto tutto il repertorio delle donne maltrattate, in ospedale dicevo di essere caduta dalle scale. Mi vergognavo. Sono soprattutto le violenze psicologiche, che non lasciano tracce esteriori, quelle che ti distruggono dentro. Nel mio caso, quest’uomo mi ha accusato di ogni possibile colpa e io ho accettato tutte le sue richieste pur di riacquistare la mia libertà. Così mi sono ritrovata letteralmente in mezzo alla strada, senza casa, senza lavoro".

Poi cosa è successo? Cosa l’ha salvata?

"Ho ricominciato a prendermi cura di me, sono andata a vivere da sola in un monolocale, ho cominciato a lavorare in un bar, la mattina prestissimo, facevo i caffè per i netturbini e per il popolo che si svegliava all’alba. É stata dura la salita, ma sono entrata in contatto con un mondo da cui mi sono sentita apprezzata e pian piano ho cercato di ricostruirmi. Serenità porta serenità. Una sera a una festa ho incontrato l’uomo che da 18 anni è mio marito. Un amore sano e profondo che non avevo mai conosciuto".

Con l’amore è arrivato il successo sul lavoro.

"Quello è arrivato per caso durante una design week. Avevo disegnato e realizzato una borsa con alcune stoffe di riciclo. Ho vinto un premio e dopo il prototipo ne ho fatte diverse, le ho proposte e le ho vendute tutte".

La Milanesa è un marchio consolidato che dà lavoro a 30 persone, quasi tutte donne.

"Ho deciso di aiutare le donne che hanno avuto i miei problemi, ma non la mia stessa fortuna. Così da due anni lavoriamo con le donne turche, cui affidiamo in particolare la lavorazione dell’Ikat. Con l’Associazione Fare x Bene è stata creata la borsa Mariposas a favore di Valentina Pitzalis. Tra i progetti più ambiziosi, le Fabbricatrici di Sogni, realizzato con Banca Intesa, Caritas e Vaticano per sostenere ancora le donne con situazioni terribili di violenza, insegnando loro una professione e inserendole poi nel mondo lavorativo per dare loro una seconda vita".