"È stato lui ad aggredirmi, io mi sono difeso"

"Ha aperto la porta e ha cercato di uccidermi. Con un coltello mi ha spinto contro l’armadio (...). Io ho cercato di difendermi. Sono riuscito a prendermi il coltello che lui aveva in mano e poi l’ho colpito, ma non volevo ucciderlo". Così, interrogato prima dal pm e poi dal gip, si è giustificato Mustapha Hafidi, marocchino di 44 anni fermato quattro giorni fa dai carabinieri in via Moretto da Brescia per aver ucciso con un fendente al collo l’algerino ventinovenne Moundhar Gouasmia, che, stando a quanto messo a verbale da Hafidi, da qualche mese viveva nella sua casa e con il quale aveva avuto una relazione. Il giudice Luca Milani, nelle indagini dei militari della Compagnia Monforte e del pubblico ministrcarabinieri e del pm Monia Di Marco, ha convalidato il fermo e disposto la custodia in carcere per il marocchino, difeso dal legale Daniela Mazzocchi.

Interrogato dal giudice, l’uomo, si legge nel provvedimento, "ha precisato che la relazione sentimentale con la vittima si era ormai conclusa e che quest’ultima si tratteneva nella sua abitazione approfittando di lui e generando in lui forte timore". Al pm aveva anche raccontato che i loro "litigi" erano "dovuti sostanzialmente al fatto che Gouasmia non voleva contribuire alle spese attinenti alle utenze". E che "quest’ultimo si era impadronito di un mazzo di chiavi dell’appartamento e si rifiutava di restituirlo ad Hafidi".

Allo stato, secondo il gip, in assenza "di ulteriori elementi di prova che possano illustrare la dinamica dell’aggressione, non sussistono i presupposti per configurare la scriminante" della legittima difesa. Le indagini, si legge, "sono appena iniziate e, sicuramente, dovranno essere acquisiti ulteriori elementi per ricostruire i rapporti tra la vittima e l’indagato, allo scopo di individuare il possibile movente".

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