REDAZIONE MILANO

È ancora caos totale Con magazzini pieni

"Per un errore, noi dobbiamo far fronte a disagi enormi. E già siamo nell’incertezza più totale". L’imprenditore Marco Ongaro, amministratore dei negozi d’abbigliamento Libero Milano, con 8 punti vendita in città e 27 in tutto, spiega cosa vuol dire oscillare tra zone di colori diversi e muoversi nella gincana di aperture e chiusure.

Come descriverebbe la situazione in una parola?

"Caos. Per un errore commesso da tecnici, commercianti e cittadini sono ripiombati in lockdown: perdite incalcolabili, economiche e a livello psicologico e sociale. Questi 7 giorni sono stati caratterizzati da caos organizzativo: avendo dovuto chiudere i negozi a Milano, ho trasferito la merce in Emilia e Piemonte (zone arancioni). Stanotte ci sarà il viaggio al contrario, per riportare gli articoli in Lombardia. Unica nota positiva: i dipendenti hanno sempre lavorato. Ma c’è un’altra beffa...".

Quale?

"Farci riaprire di domenica. Avremmo potuto lavorare già sabato, perché l’errore è emerso il giorno prima. Si sa che è il giorno migliore per lo shopping".

L’andamento dei saldi prima del lockdown?

"I saldi non sono esistiti. L’inizio è stato spostato dal 5 al 7 gennaio. E già il balletto sulla data non ha giovato. Poi l’apertura durata poco più di una settimana: non c’era giorno in cui non chiamassero decine di persone per chiedere se fossimo aperti o chiusi. E questo ultimo lockdown ha aggiunto confusione sui saldi".

La merce nei magazzini?

"Il lavoro è stagionale, gli ordini vanno fatti prima, e questo lockdown ci è piovuto addosso a cose ormai fatte, con scorte predisposte. Si è fermato tutto quando avevamo i magazzini pieni. Adesso mi auguro ci sarà stabilità. Paradossalmente, sarebbe stato meglio bloccarci tra il 26 dicembre e il 15 gennaio, con la certezza di riaprire". Marianna Vazzana