MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Droga, smantellate due bande. Scuola di pusher per i “cavallini“

A Milano dall’Albania per 90 giorni. Arrestate 14 persone attive a San Siro, Lampugnano, Baranzate e Bollate "Metti jeans e gel. Quando sali e scendi, spegni il telefono". Tra i trucchi, doppio fondo nelle bottiglie .

Uno dei luoghi monitorati dalla polizia, che ha eseguito gli arresti

Uno dei luoghi monitorati dalla polizia, che ha eseguito gli arresti

"Metti via e vai a prendere il telefono... e quando lo vai a prendere mi lasci il telefono vecchio e ti prendi quello nuovo. Io ti faccio la deviazione, capisci?". In questo dialogo, uno dei tanti intercettati dalla polizia, si capisce come i pusher fossero organizzati: ai “cavallini“ che arrivavano a Milano dall’Albania per spacciare nella zona popolare di San Siro, a Lampugnano, a Baranzate e a Bollate, veniva fornito un pacchetto completo per “lavorare“; vitto e alloggio gratis per 90 giorni – la durate del visto turistico –, ma anche telefoni da usare esclusivamente per le cessioni e auto e scooter per spostarsi da una parte all’altra. Non mancava lo stipendio, che, secondo quanto ricostruito dalle indagini, era pressappoco di 100 euro al giorno per 6 ore di consegne. Il turnover della forza lavoro era continuo: scaduti i 90 giorni previsti dalla legge, i primi tornavano in Albania e poi rientravano in Italia con un nuovo permesso, così aggiravano le norme sull’immigrazione. A Milano era prevista pure la “formazione“ su come nascondere la droga da spacciare e sui comportamenti da adottare per relazionarsi con i clienti e raggiungere i luoghi per gli scambi di sostanza. Questo e altro è emerso nell’operazione che ha portato a smantellare due bande, con l’arresto di 14 persone, sei italiani e otto albanesi (21 gli indagati), due irreperibili, con l’accusa di traffico internazionale di sostanze stupefacenti. In particolare per aver, con ruoli diversi, promosso, costituito e organizzato due associazioni dedite a vendita, cessione, distribuzione, commercio, acquisto, trasporto e consegna di ingenti quantitativi di cocaina e hashish.

Le ordinanze di custodia cautelare, firmate dal gip Alberto Carboni dopo le indagini del pm Rosario Ferracane, sono state eseguite dai poliziotti del commissariato Bonola diretti da Antonio D’Urso e coordinati dalla Procura della Repubblica di Milano, Direzione distrettuale Antimafia. Il risultato è lo sviluppo delle indagini nate dalla precedente operazione di polizia giudiziaria denominata “Riqualifichiamo Selinunte”; indagini che hanno evidenziato come le due bande agivano. E, durante l’attività investigativa, la polizia ha eseguito 10 arresti in flagranza e sequestrato 700 grammi di cocaina e 4 chili di hashish.

Nelle telefonate, i protagonisti non si chiamavano con i loro nomi reali ma avevano dei nomi in codice: uno dei capi, trentatreenne albanese, era “La bionda“. Ma c’era anche “Inter“. E poi “Tombolo“ o “America“. In una delle bande, pure “Sugo“ e “Capsula“. Tra i trucchi, quello per nascondere la sostanza stupefacente creando un doppio fondo nelle bottigliette di plastica. Altro escamotage era quello di utilizzare "contenitori di plastica muniti di calamite da posizionare sul fondo esterno delle autovetture". E i mezzi per gli spostamenti venivano presi da autonoleggi.

La “scuola dei pusher“ era sempre attiva. Cosa si insegnava? "Sempre stare attento cosa hai dietro... vai a cambiarti a casa, mettiti i jeans, una maglietta, una felpa sportiva. Sistema i capelli con lo gel. Il telefono con il quale parleremo... Questa è fondamentale! Ogni volta quando sali e scendi e sali di nuovo, come prima cosa lo spegni". A volte qualcuno si lamentava per aver ricevuto a suo dire "meno soldi" di quanto pattuito: "Io non vado a lavorare...eh mi hai dato cinque euro in meno frate". Ma il “lavoro“ non si fermava mai.