Droga, sette ragazzi su dieci l’hanno provata

Il dato nel report della Commissione antimafia regionale presentato a Corsico: "Realtà sottovalutata"

La presidente della Commissione antimafia Monica Forte

La presidente della Commissione antimafia Monica Forte

I dati sono impressionanti, così come le considerazioni di chi ha a che fare ogni giorno con il mondo degli stupefacenti. Venerdì sera la partecipazione di tante persone all’incontro organizzato dal Comune è stato un "segnale positivo su come l’argomento sia di interesse – ha commentato Gianluca Vitali, presidente della Commissione antimafia di Corsico, promotrice dell’iniziativa –. Le persone vogliono capire questa realtà, sia per quanto riguarda il consumo, in crescita, sia per la vendita degli stupefacenti. Un mondo che cambia e si aggiorna, risponde alle richieste, capace di mutare velocemente".

L’incontro è stato un dibattito, moderato dal giornalista Claudio Trementozzi, tra Monica Forte, presidente della Commissione antimafia di Regione Lombardia, don Massimo Mapelli, presidente di "Una casa anche per te" che si occupa anche di giovani e legalità, e il comandante della polizia locale di Buccinasco e Corsico Gianluca Sivieri. "Il dato che più mi ha preoccupato – ha introdotto il sindaco Stefano Martino Ventura – è stato quello relativo al consumo di stupefacenti: si inizia da ragazzini, l’età dei più giovani è addirittura di 11 anni. Per questo è importante fare luce su questo fenomeno". Forte ha illustrato i dati relativi all’indagine della Commissione antimafia regionale sul "nuovo mondo delle droghe – ha spiegato la presidente –. C’è stata un’evoluzione, si trovano ora moltissime sostanze sintetiche, ci sono i mix, il più delle volte chi assume droga non sa neanche cosa c’è dentro, e si mette in serio pericolo. La pandemia ha intensificato i consumi e la vendita. Secondo un questionario, il 70% dei giovani tra 14 e 25 anni ha provato almeno una droga e il 70% dei genitori era sicuro del contrario. Bisogna impegnarsi – ha aggiunto – su più campi, partendo da quello della conoscenza e dell’educazione".

Sullo stesso tema, don Massimo ha evidenziato come "le richieste di performance sempre più alte, da parte della scuola, dell’università, delle famiglie, abbiano costretto i ragazzi più fragili a fare ricorso alle sostanze. Necessario lavorare anche su questo". Lavorare sui giovani, ma anche sulle famiglie. "Quando becchiamo i giovani spacciatori e parliamo con i genitori, alcuni tendono a difendere il comportamento del figlio, minimizzando o definendo lo spaccio una “ragazzata” - ha raccontato Sivieri –. Gli adulti invece cercano di giustificarsi dicendo che si trovano in crisi e non gli resta altro che dedicarsi alla vendita di droga. Per affrontare il fenomeno bisogna agire su più fronti, partendo dai progetti educativi".

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