
Cocaina
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Milano, 10 febbraio 2021 - L’ospite dell’albergo di lusso in pieno centro. Il ristoratore di Porta Venezia. L’infermiere che per ricompensa lo riforniva di mascherine Ffp3, amuchina e disinfettante chirurgico rubati in ospedale: "Costano un botto di soldi". La ragazza che pretendeva una dose extra come ricompensa per gli amici che gli aveva presentato e che alle sue rimostranze sulle telefonate notturne replicava: "Caro, purtroppo i tossici ti chiamano a quell’ora, io non ti do gente normale che pippa normale, io ti do il numero di tossici, io ti posso far guadagnare, ma tu a quell’ora ci devi essere perché sei come una p., se un cliente vuole farsi una a tutte le ore c’è...". Era il giro di Euprepio Carbone, trentaseienne originario di Francavilla Fontana che si faceva chiamare "Genny Savastano" (come il protagonista della serie tv "Gomorra") e che rassicurava così i clienti preoccupati per i possibili blitz delle forze dell’ordine: "A me non mi beccano mai...". E invece gli agenti del commissariato Comasina l’hanno beccato eccome, il 4 marzo 2020, con 89 grammi di cocaina e 560 euro addosso. A 11 mesi da quell’arresto e dopo una serie di altre operazioni-lampo tra aprile e maggio (da qui il nome "Lockdown" all’indagine), ieri gli investigatori guidati dal vicequestore Antonio D’Urso hanno notificato a Carbone e ad altri 23 indagati l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Guido Salvini su richiesta del pm Francesca Crupi: in 18 sono finiti in carcere, gli altri 6 ai domiciliari.
L’inchiesta ha disarticolato tre gruppi che si muovevano a livelli differenti, dallo smercio a domicilio di cocaina e marijuana alle forniture più corpose. Tutto è partito alla fine di ottobre del 2019 dal monitoraggio dei movimenti di Andrea Magni, “cavallino“ di Carbone che si spostava come una trottola da una parte all’altra della città (e nell’hinterland nord). Prendiamo la giornata-tipo dell’8 novembre. Alle 14.30, la Lancia Y di Magni è a Paderno Dugnano, parcheggiata in via Tripoli; 23 minuti dopo, entra in auto un uomo (che poi si scoprirà essere un operatore sanitario di un ospedale meneghino), prende qualcosa ed esce. Alle 16.55, l’utilitaria del corriere si sposta in via Asmara, a Zara: altra consegna e via. Alle 23.22 ecco la macchina a Cusano Milanino, con ritorno in via Asmara alle 23.53. Il giorno dopo, Magni viene bloccato dalla polizia: nella Lancia Y gli trovano 47,8 grammi di coca e 1.160 euro; a casa, in corso Indipendenza, gli sequestrano altri 48,7 grammi di droga e 6mila euro. A quel punto, è Carbone a prendere direttamente in mano la gestione dello spaccio al dettaglio, dopo un breve interregno dell’altro “cavallino“ Michele Camizzi. Il giro d’affari è imponente : basti dire che gli investigatori hanno ricostruito tramite messaggi su Whatsapp che solo negli 8 giorni compresi tra l’1 e il 9 novembre 2019 il pusher di Cormano ha incassato 14mila euro. I prezzi della coca: dai 60 agli 80 euro al grammo a seconda degli acquirenti, con uno sconto a 50 euro al grammo in caso di quantità più elevate. Nel giro ci sono pure due dipendenti di un poliambulatorio, un medico brianzolo e un infermiere. Già, l’infermiere, che il 27 febbraio 2020, in piena emergenza Covid, procura a "Genny Savastano" materiale all’epoca quasi introvabile per i comuni mortali: "Ho smontato dalla notte... ascoltami... queste sono le mascherine... queste sono quelle chirurgiche e queste Fp3, capito? Questa è l’amuchina... va bene? Fanne quello che vuoi! Questo è disinfettante per le mani... questo è disinfettante chirurgico... costa un botto di soldi... le mascherine quando ne ha ancora di più te le do senza problemi". Il 4 marzo, Carbone viene preso dopo un lungo inseguimento tra Cusano Milanino e Cormano: a casa, nascosti in un videoregistratore, i poliziotti scovano 8mila euro in contanti e 35 grammi di coca. Insieme a lui va dentro pure Simone "Budy" Capobianco, vecchia conoscenza dei segugi di Comasina per i trascorsi con i Pittella: nel suo telefono ci sono una Sim olandese e una sofisticata app di crittografia ellittica, che protegge i dati contenuti nella memoria e di fatto li rende non intercettabili. Da lì gli investigatori risaliranno rapidamente al livello superiore: dal fornitore albanese Sokol Ahmetaj al narcos Zylyuf Pashja (con quasi 400mila euro nascosti dietro il battiscopa della cucina), da Mistian Heqimi alla compagna complice Denise Cometti, che si era fatta co-intestare un maneggio (sequestrato) a Limbiate e che alla sua migliore amica diceva: "Lui ha messo all’incirca 12mila euro, più ha pagato la cavalla 6, più ha pagato tutta la pensione, avrà messo 20mila euro". Tutti soldi sporchi. Soldi della droga.