Dopo l’esplosione il Celim corre ad aiutare Beirut

A un mese dalle esplosioni che a Beirut hanno ucciso 135 persone e causato danni per 4,6 miliardi di dollari, tragedia che ha colpito un Paese già in ginocchio per la crisi economica e l’epidemia di Covid-19, anche il volontariato lombardo si mobilita, con Celim, impegnato a portare avanti due progetti: uno di sostegno alle lavoratrici domestiche straniere vittime dello sfruttamento e l’altro di rilancio del settore oleario nel Sud.

"Il richiamo del Papa alla solidarietà – spiega Antonio Buzzelli, rappresentante nel Paese per Celim – getta uno sguardo su un Libano che sta attraversando un momento di grande difficoltà. La deflagrazione nel porto ha aggravato la situazione, ma anche sollevato un’ondata di solidarietà internazionale. L’epidemia di Covid-19 – osserva Buzzelli – ha costretto lo staff di Celim a rimanere in Italia per alcune settimane. I progetti però non si sono mai arrestati. Il lavoro, grazie anche ai nostri partner sul campo, è proseguito. Il 17 settembre torneremo tutti in Libano. Controlleremo lo stato di avanzamento dei progetti e daremo loro un nuovo impulso".

Nel Paese, i cooperanti Celim dovranno anche fare fronte all’emergenza Covid-19 che, nei mesi, si è accentuata. "Prima dell’estate – conclude Buzzelli – si registravano una ventina di casi al giorno. Oggi sono almeno 600. Una situazione difficile anche perché il sistema sanitario libanese è molto fragile e fa fatica a contenere il contagio. Quella del coronavirus, per noi di CELIM, è una sfida nella sfida. Dovremo continuare a lavorare tenendo presente questa minaccia che è destinata a diventare una triste compagna di viaggio per tutti in Europa, nel Nord America, in Africa come in Medio Oriente".

E.F.

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