MONICA AUTUNNO
Cronaca

Don Diana ucciso in chiesa: "Morì tra le mie braccia"

Il fotografo Di Meo, testimone dell’omicidio nel ’94, e il giornalista Raffaele Sardo raccontano ai ragazzi il prete coraggioso eliminato con 5 colpi dai camorristi .

Don Diana ucciso in chiesa: "Morì tra le mie braccia"

Don Diana ucciso in chiesa: "Morì tra le mie braccia"

"Il killer entrò in chiesa, e domandò ad alta voce: ‘Chi di voi è il prete’? Don Peppe disse ‘Sono io’. Subito dopo gli spari". Un sala gremita di studenti silenziosi, sullo schermo le immagini delle pareti della chiesa, i segni dei proiettili e del sangue. E la voce di Augusto Di Meo, il fotografo che il 19 marzo del 1994 fu testimone oculare dell’omicidio di don Peppe Diana nella chiesa di San Nicola, a Casal di Principe. Protagonista di una giornata speciale all’istituto Maria Bellisario di Inzago, promossa dalla scuola con la Rete antimafie Martesana nell’anniversario dell’uccisione del sacerdote vittima di camorra. Sul palco con Di Meo il giornalista Raffaele Sardo, autore del libro “Per rabbia e per amore. Le impronte dei passi di don Peppe Diana“; e naturalmente Giovanna Brunitto, impegnatissima animatrice della Rete antimafie, promotrice di una continua attività di sensibilizzazione sul tema delle mafie e dei numerosi eventi di questi giorni: gli stessi relatori sono stati ospiti l’altra sera a Cassina de Pecchi, un altro incontro si terrà al Bellisario martedì sera, destinato agli studenti “grandi“ dei corsi serali, "iniziative – spiega la professoressa Brigida Messina – che sono fondamentali per la crescita dei ragazzi". La consueta energia nel racconto di Di Meo, “non piegato“ da trent’anni di traversie.

"Cinque colpi, don Peppe mi morì fra le braccia. Fuori dalla chiesa c’era gente, dopo gli spari ci fu il fuggi fuggi. Io feci quello che dovevo: uscii e andai dai carabinieri". Il resto è storia: le indagini, le sentenze, lette a voce alta dagli studenti durante la conferenza, e prima i processi, difficili, in un clima di odio e menzogna: "Si mise in giro la voce che don Peppe era morto per aver insidiato la moglie di un camorrista. Poi che era stato sorpreso a letto con due donne. Che custodiva in casa una borsa di armi destinata a un gruppo di casalesi". Trent’anni di “autoprotezione“ e battaglie per il testimone oculare. "Una storia assurda. Ma ci sono novità. Il 21 marzo Mattarella è stato a Casal di Principe. E il riconoscimento di testimone di giustizia potrebbe arrivare a breve. Non spetta solo a me. È un patrimonio comune, patrimonio di un territorio. Un gesto di civiltà".