Dj Fabo voleva morire, assolto Cappato

"Nessun aiuto al suicidio". La Corte di Assise di Milano conferma la Consulta. La fidanzata del malato che si tolse la vita: lui festeggerebbe

Marco Cappato abbraccia la fidanzata di dj Fabo, Valeria Imbrogno

Marco Cappato abbraccia la fidanzata di dj Fabo, Valeria Imbrogno

Milano, 24 dicembre 2019 - Assolto perché il fatto "non sussiste", non perché "non costituisce reato". Non ancora. "Ma la strada imboccata per una legge sulla eutanasia – concorda la difesa dell’imputato – è quella giusta". Sono da poco passate le 12.30 quando i giudici togati e popolari della Corte d’Assise di Milano pronunciano la sentenza di assoluzione per Marco Cappato.

Lo storico esponente milanese del movimento Radicale era accusato di "aiuto al suicidio": fu lui ad autodenunciarsi, nel febbraio di tre anni fa, dopo aver accompagnato Fabiano Antoniani, 40 anni, milanese, conosciuto con il nome d’arte di Dj Fabo, a morire in una clinica svizzera. Un’assoluzione "liberatoria" accolta dall’applauso di un’aula affollatissima, dopo una udienza straziante in cui sono state ricordate, dalla difesa, le sofferenza di Antoniani dal giorno del terribile incidente d’auto. Tetraplegico, cieco, alimentazione e respirazione artificiale, una serie di dolorosissimi spasmi muscolari, fino a 70 al giorno che lo facevano implorare un aiuto a morire. Chi avrebbe potuto, umanamente, resistere a tanto? Non Antoniani, non la mamma, né la fidanzata che, impotenti, lo vedevano condannato a sofferenze atroci. E dal punto di vista giuridico – ha sostenuto il pm Tiziana Siciliano – "chi ha il diritto di costringere qualcuno a sopportare dolori di quel genere?". Il verdetto di ieri era scontato dopo la pronuncia della Corte Costituzionale che a settembre aveva sancito la legittimità, e dunque la non punibilità, dell’aiuto al suicidio, solo a determinate condizioni: la capacità di assumere scelte libere senza subire condizionamenti esterni, una patologie irreversibile tale da provocare sofferenze fisiche e psicologiche e la necessità per il malato di essere mantenuto in vita da supporti come respirazione o idratazione artificiale. "Paletti" che nel caso di Fabiano Antoniani erano stati pienamente rispettati da Cappato.

Il sentiero tracciato dalla Consulta lasciava, quindi, poco spazio a interpretazioni. Ma per il pm Tiziana Siciliano, è stata comunque "una giornata storica perché la sentenza realizza pienamente il significato dell’articolo 2 della Costituzione, che mette l’uomo al centro della vita sociale, non anche lo Stato. Penso che sulla scorta delle decisioni di questi e altri giudici si possa finalmente dare una legge a tutti quelli che sperano". Alla lettura della sentenza, Cappato non era più presente in aula. Sua madre, malata da tempo, è scomparsa proprio ieri mattina, durante l’udienza. Per lui e per tutti ha parlato la fidanzata del dj Fabo, Valeria Imbrogno: "Se Fabiano fosse stato qui mi avrebbe chiesto di festeggiare perché questa è una battaglia in cui lui credeva fin dall’inizio e forse per primo. Poi pian piano la squadra – ha aggiunto riferendosi a tutti coloro, in testa Cappato, che lo hanno aiutato – si è costituita e siamo arrivati alla vittoria, credendoci fino in fondo". E ancora: "È una battaglia vinta per la libertà di tutti. Ora continua per gli altri che sono nelle condizioni in cui si trovava Fabiano e per i futuri casi simili che avranno bisogno di avere un aiuto". 

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