Aiuto al suicidio, Marco Cappato verso l'assoluzione nel processo a Milano

Dopo la decisione della Consulta che ha aperto al fine vita

Marco Cappato (Lapresse)

Marco Cappato (Lapresse)

Milano, 26 settembre 2019 - Dovrà attendere il deposito della sentenza motivata della Consulta, che ieri con una decisione storica ha aperto al suicidio assistito nei casi come quello di dj Fabo, la Corte d'Assise di Milano prima di fissare la data dell'udienza nella quale riprenderà il processo a Marco Cappato, imputato per aiuto al suicidio per aver accompagnato nel 2017 Fabiano Antoniani in una clinica svizzera a morire.

Il processo riprenderà davanti alla Corte presieduta da Ilio Mannucci Pacini - che il 14 febbraio 2018 sollevò la questione di illegittimità costituzionale di parte del reato di istigazione e aiuto al suicidio, facendo leva sulla "libertà di decidere come e quando morire" - dalla fase della discussione, ossia dalla requisitoria del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e del pm Sara Arduini e dalle arringhe dei difensori (interventi delle parti alla luce del verdetto della Consulta). Gli stessi pm avevano chiesto l'assoluzione per Cappato o di eccepire l'incostituzionalità della norma. Con la sentenza arrivata ieri Cappato sarà con ogni probabilità assolto. I giudici della Corte milanese, tra l'altro, nell'ordinanza di 16 pagine del febbraio 2018 avevano, in sostanza, già pronunciato un'assoluzione 'di fatto' per Marco Cappato, il quale, scrissero, non rafforzò «l'intento suicidiario» di Dj Fabo e lo aiutò solo materialmente a compiere ciò che aveva deciso «in autonomia». Assoluzione che, però, avevano spiegato i giudici, non poteva essere pronunciata a causa di una norma di «epoca fascista», ossia «la sanzione indiscriminata di tutte le condotte di aiuto al suicidio» prevista dall'articolo 580 del codice penale, che contrasta con la Costituzione.

Ieri è arrivata la decisione della Consulta e, dunque, dopo gli interventi delle parti (pm e difensori che chiederanno l'assoluzione proprio sulla base della sentenza della Corte Costituzionale), i giudici milanesi potranno assolvere il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni. Tra l'altro, la Corte milanese nell'ordinanza aveva persino superato la tesi dei pm, che avevano chiesto prima l'archiviazione e poi l'assoluzione per Cappato riferendosi al diritto a morire «con dignità» in «situazioni oggettivamente valutabili di malattia terminale o gravida di sofferenze o ritenuta intollerabile o indegna dal malato stesso». Per i giudici milanesi, infatti, la «libertà» dell'individuo «di decidere quando e come morire», riconosciuta anche dalla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, vale a prescindere dalle condizioni di salute e, quindi, non è legata necessariamente a uno stato di malattia irreversibile o meno

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