Milano, disabile annega in piscina: "Siamo tutti scossi, dolore grande"

La Comunità di Davide Duma si chiude nel silenzio. Il disabile aveva 32 anni ed era senza genitori

Inutili i tentativi di rianimazione del giovane che è morto poche ore dopo il ricovero

Inutili i tentativi di rianimazione del giovane che è morto poche ore dopo il ricovero

Milano, 9 gennaio 2020 - Il dolore e le indagini. "Siamo tutti scossi, ora pensiamo a ritrovare la serenità soprattutto per i nostri ragazzi. Non è facile parlare adesso perché questa tragedia ci ha sconvolti". Solo poche parole al telefono dalla microcomunità “Le chiavi di casa” del quartiere Muggiano, che accompagna persone con disabilità verso un percorso di autonomia. Faceva parte di questa grande famiglia da quasi cinque anni Davide Duma, il 32enne affetto dalla sindrome di Cornelia de Lange (caratterizzata da dismorfismi facciali, ritardo mentale variabile, della crescita e altro) che è morto martedì pomeriggio dopo essere annegato durante un corso di nuoto alla piscina comunale di Quarto Cagnino in via Lamennais 20. E’ deceduto all’ospedale San Carlo due ore dopo l’intervento disperato prima dell’istruttrice e poi dei sanitari del 118.

Intanto la Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, per il momento a carico di ignoti, e ha disposto il sequestro del defibrillatore utilizzato per rianimare il ragazzo. Servono accertamenti e verifiche sulle misure di sicurezza, compresa la presenza di salvagenti. L’autopsia dovrà stabilire la causa del decesso e se il giovane abbia avuto un malore in acqua prima di annegare. Da chiarire anche se fosse sufficiente un unico istruttore per un corso in acqua con 12 disabili: professionista "qualificata e certificata dalla Federazione italiana nuoto", come ha spiegato il Comune, per il gruppo che ogni martedì dalle 14.30 alle 15.30 nuota nell’impianto comunale gestito da MilanoSport, in due corsie riservate.

Le indagini sono state affidate ai carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia Magenta, coordinati dal maggiore Fabio Manzo e dal capitano Alfonso Sammaria. L’ipotesi è che il giovane si sia spinto attorno alle 15 in una porzione di vasca in cui i piedi non toccavano il fondo. Nella piscina, lunga 25 metri, il fondale è come un piano inclinato, più profondo da un lato. Il ragazzo avrebbe iniziato ad annaspare e bere acqua agitandosi fino a scivolare giù. L’istruttrice lo avrebbe subito soccorso ma senza riuscire a salvarlo. All’arrivo degli operatori del 118 era già in condizioni disperate.

A piangere Davide ci sono gli amici e i responsabili della microcomunità in cui viveva, la sua famiglia, essendo orfano di entrambi i genitori e con il Comune come amministratore di sostegno. Alla fine del 2015 era approdato in quel luogo, dove vengono accolti sia disabili che hanno una famiglia, - per sviluppare l’autonomia nell’ottica del progetto "Dopo di noi" in modo che non si sentano persi quando i genitori non ci saranno più - sia disabili che seguono progetti a tempo pieno, come Davide.  

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