RUBEN
Cronaca

Digitale sì ma l’uomo resti al centro

Questo articolo esamina l'impatto dell'Intelligenza Artificiale sulla società italiana e l'importanza di regolamentare l'uso dell'AI con regole precise e vincolanti. La ricerca rivela che la maggioranza degli italiani ritiene necessario sviluppare regole sull'AI. Una sfida epocale che nel 2024 vivrà un anno decisivo.

Razzante*

Tra i passaggi più preziosi del discorso di fine anno del Presidente Mattarella va ricordato senz’altro quello sul rapporto tra uomini e tecnologie e in particolare sull’Intelligenza Artificiale (AI), che sta generando un progresso inarrestabile, destinato a modificare profondamente le nostre abitudini. "Dobbiamo fare in modo che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umana, cioè iscritta dentro quella tradizione di civiltà che vede nella persona e nella sua dignità il pilastro irrinunziabile", ha sottolineato il Capo dello Stato.

Si tratta di una sfida epocale che nel 2024 vivrà un anno decisivo perché l’Ue entro giugno varerà definitivamente il nuovo Regolamento (AI Act) sull’Intelligenza Artificiale, fissando tutti gli obblighi per chi la crea, la alimenta e la utilizza. Ci vogliono regole precise e vincolanti per i giganti della Rete affinchè gli algoritmi che favoriscono il progresso delle persone, delle economie e delle società non producano ingiustizie, violazioni di diritti, violenze. Una ricerca commissionata a Quorum/YouTrend dalla Fondazione Pensiero Solido in occasione della prima edizione del Premio Nazionale “Comunicazione Costruttiva” rivela che il 52% degli italiani si informa poco o per nulla sugli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale e che c’è divisione tra gli italiani sull’impatto che essa può avere sulla società italiana: positivo per il 44% degli intervistati, negativo per il 39%. Inoltre la maggioranza degli italiani, circa il 63%, ritiene necessario sviluppare regole sul funzionamento dell’AI. Tuttavia, è interessante notare che molti percepiscono altri temi come più prioritari, in particolare quelli economici legati al mercato e ai rischi delle posizioni dominanti, che vengono giudicate pericolose per il futuro della Rete da due italiani su tre e che nel 2024 dovranno ulteriorimente ridimensionarsi.

*Docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica