CLAUDIA CANGEMI
Cronaca

Milano, aggressioni in corsia: un corso per il personale sanitario

Obiettivo: prevenire e affrontare situazioni di rischio. È quanto propone il metodo Wilding, inventato dal fondatore e presidente dei City Angels di Milano, Mario Furlan

una lezione

Milano, 17 giugno 2019 - Almeno tremila l’anno solo in Italia. Sono le aggressioni denunciate dal personale sanitario nell’ambito dell’attività in ospedali, ambulatori o ambulanze. Gesti violenti o minacce che hanno effetti immediati e a lungo termine, tanto da poter provocare sindromi post traumatiche e rinuncia all’attività. Le cause di questo dilangante fenomeno sono molteplici, il rimedio è essenzialmente uno: imparare a prevenire e affrontare situazioni di rischio. È quanto propone il metodo Wilding, inventato dal fondatore e presidente dei City Angels di Milano, Mario Furlan. A proporre il corso – che si terrà alla Edi Ermes di viale Forlanini 65 a Milano dalle 9 alle 18 del 13 luglio e assicura 9,2 crediti Ecm per tutti i professionisti sanitari – è Riccardo Lanfranchi, cintura nera 4° Dan di karate tradizionale e master coach di Wilding certificato presso l’Associazione italiana coach.

Signor Lanfranchi, qual è l’obiettivo di questo corso?

«Insegnare a capire, gestire e prevenire i potenziali rischi insiti nelle situazioni che chi svolge attività di soccorso e cura si trova ad affrontare quotidianamente: trattare con persone psichicamente alterate a causa di malattie o assunzione di sostanze o dell’ansia dovuta alla paura e all’angoscia per le condizioni fisiche proprie o altrui. Gli obiettivi sono quindi la dissuasione e la neutralizzazione dell’aggressore».

E cosa dice in proposito il metodo Wilding?

«Si basa sull’autodifesa istintiva e sull’autostima. Quest’ultima in particolare parte dalla conoscenza di sé e delle proprie risorse, ma soprattutto dalla consapevolezza dei meccanismi della relazione, che si basa solo per una percentuale minima sulla comunicazione verbale. Partiamo dall’osservazione del mondo animale. Occorre saper coniugare istinto (per cogliere il segnale di pericolo) e razionalità (per interpretarlo e disinnescarlo). Ma è importante anche interrogarsi sui propri meccanismi psicologici: se per esempio reagisco a un insulto o a una minaccia in modo aggressivo, lo scontro fisico diventa probabile. Anche un atteggiamento troppo passivo o remissivo è però controindicato, rischia di farci scivolare nel ruolo di preda. Bisogna imparare a essere assertivi e sicuri di sé, vigili senza farsi sopraffare dall’ansia».

Non sempre però l’aggressione viene da una persona psichicamente alterata. Esistono anche i criminali…

«Certo, e infatti il metodo Wilding è utile anche alle forze dell’ordine, agli esercenti, ai bancari o ai tassisti, a quanti cioè possono trovarsi davanti un “aggressore a sangue freddo”, che ha un obiettivo e non è mosso da reazioni emotive incontrollate. La prevenzione della violenza fisica seguirà quindi in parte altre vie, ma dobbiamo sapere che la mente criminale è simile a quella del predatore, che attacca la preda isolata e debole. Quindi anche in questo caso razionalità e fermezza sono quasi sempre più efficaci di una pistola, se l’intento è evitare danni fisici a tutte le persone coinvolte».

E se questo non basta e si arriva allo scontro fisico?

«Questo è il secondo obiettivo del corso: insegnare a difendersi. Il metodo Wilding aiuta la persona a scoprire e valorizzare la sua “autodifesa istintiva” attraverso esercitazioni e giochi di ruolo. Non si parla solo di difesa attiva, ma anche di tecniche di evitamento in relazione a tempo, spazio e distanza: non permettere al potenziale aggressore di avvicinarsi troppo, controllare di avere una via di fuga o la possibilità di chiamare soccorso. Deve essere chiaro che si tratta comunque di autodifesa, non contrattacco, tanto meno vendetta».