Cala il sipario sulle Olimpiadi di Parigi, gli atleti e tutti quelli che hanno lavorato dietro le quinte hanno fatto rientro a casa. Fra loro figurano anche i professionisti del team Human Tecar di cui fa parte il 51enne cassanese Cristiano Carioni. Una squadra di fisioterapisti che ha dato il suo contributo professionale alla kermesse sportiva olimpica restando nell’ombra dei riflettori accesi per le star dei giochi olimpici. Alla sua terza olimpiade dopo Londra 2012 e Rio de Janeiro 2016 (le restrizioni sul covid hanno bloccato la sua partenza per Tokyo 2020) Cristiano Carioni mette in archivio un’altra importante pagina professionale della sua vita, incorniciata dal consolidamento di quelle amicizie che restano nel tempo. Cosi si racconta: "Sono esperienze importanti che nascono dal far parte del team Human Tecar, una azienda italiana che ha creato una metodica fisioterapica nota come Tecarterapia, molto diffusa nell’ambito dello sport".
Olimpiadi vissute al servizio degli atleti all’interno dell’area Adidas hospitality: "Il nostro ruolo fondamentalmente è consentire agli atleti il recupero dagli infortuni, quelli ovviamente gestibili, e prendersi cura della parte post allenamento o del dopo gara". Più di uno sono stati i campioni affidati alle cure di Cristiano Carioni e dei colleghi. "L’attenzione era rivolta prevalentemente ai protagonisti dell’atletica leggera legati professionalmente alla Adidas che si rivolgevano alla nostra struttura fisioterapica: nordamericani, giamaicani, kenioti, etiopi ed europei. Per citarne alcuni, Quincy Hall, medaglia d’oro nei 400 metri, il canadese Marco Arop, medaglia d’argento negli 800 metri". Soddisfazioni nascoste che restano indelebili. "Quando i campioni tagliano traguardi importanti come la conquista del podio olimpico, è certo merito delle loro capacità e impegno. Tuttavia, a noi di Human Tecar piace pensare che in quelle vittorie c’è un piccolo contributo del nostro lavoro". Stefano Dati