STEFANIA TOTARO
Cronaca

Dieci finanzieri sotto accusa. Chieste 7 assoluzioni e tre condanne

Gli agenti in servizio al Gruppo di Sesto imputati per una ventina di contestazioni di falso in atto pubblico

Dieci finanzieri sotto accusa. Chieste 7 assoluzioni e tre condanne

I falsi clienti che firmavano i presunti falsi verbali di controllo degli scontrini nei negozi? Dovevano essere sentiti non come testimoni, ma come coindagati dalla Procura, quindi i giudici hanno nominato a tutti un avvocato d’ufficio e loro si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, affossando di fatto il processo al Tribunale di Monza.

Questa mossa difensiva ha costretto la pubblica accusa a chiedere l’assoluzione per insufficienza di prove di 7 dei 10 appartenenti alle Fiamme gialle nel 2017 in servizio al Gruppo di Sesto San Giovanni imputati per una ventina di contestazioni di falso in atto pubblico a vario titolo e, in un caso, si aggiunge anche quella di induzione indebita a dare denaro o utilità. Quella di una camicia fatta a mano che sarebbe stata portata via da un negozio senza pagare da un finanziere. Il pubblico ministero del Tribunale di Monza ha chiesto una condanna a 16 mesi e due condanne a 12 mesi di reclusione per i restanti imputati per cui è stata raggiunta documentalmente la prova che il finto cliente era amico di un finanziere che al momento del controllo fiscale era lontano chilometri, ma risultava la sua firma. Secondo l’accusa della Procura di Monza i rappresentanti delle Fiamme gialle si sono presentati in bar, ristoranti, pizzerie, ma anche in negozi di abbigliamento maschile e di frutta e verdura, in varie città dell’hinterland milanese sotto la loro competenza, ma invece di controllare l’effettiva consegna dello scontrino fiscale a qualche cliente fermato all’esterno dell’esercizio commerciale, avrebbero chiesto al titolare del negozio, a volte anche visitato in orario di pausa dal lavoro, di emettere appositamente uno scontrino, facendo risultare nel verbale del controllo che era stato trovato regolarmente nelle mani di un cliente, il cui nominativo corrispondeva però a un parente o un dipendente del negoziante o addirittura a un amico lontano.

La difesa degli imputati della Guardia di finanza mira a scardinare le accuse, ma vuole l’assoluzione con formula piena: "I controlli erano comunque corretti e questi servitori dello Stato da 4 anni hanno carriera e concorsi bloccati".

Ora si attende che il Tribunale di Monza si pronunci sulla vicenda con una sentenza che ci sarà a gennaio.