Diasorin e il test sierologico per il Covid, tutti assolti: ecco perché “il fatto non sussiste”

Milano, il numero uno della società farmaceutica Carlo Rosa e Alessandro Venturi, presidente del San Matteo, erano accusati di aver guadagnato in Borsa sfruttando informazioni riservate

Alessandro Venturi e Carlo Rosa
Alessandro Venturi e Carlo Rosa

Milano – Assolti perché il fatto non sussiste. È questa la decisione della prima sezione penale del Tribunale di Milano al termine del processo in cui erano imputati per insider trading il presidente del San Matteo Alessandro Venturi e Carlo Rosa, amministratore delegato di Diasorin.

Il test sierologico

La vicenda riguarda le comunicazioni del 2 aprile 2020, in piena pandemia, da parte di Venturi e il giorno dopo da parte di Rosa sulla validazione del test sierologico per rilevare la presenza di anticorpi nei pazienti positivi al Coronavirus.

Le richieste del pm

In base al verdetto emesso oggi, martedì 14 novembre, non sarebbero state informazioni privilegiate. Il pm di Milano Stefano Civardi, titolare dell'indagine insieme al collega, ora alla Procura europea, Giordano Baggio, aveva chiesto ai giudici di condannare Venturi a 2 anni di reclusione e 40 mila euro di multa, mentre di assolvere Rosa con la formula “perché il fatto non costituisce reato”.

I messaggi su Whatsapp

Secondo il capo di imputazione Venturi, presidente dell'Ircss pavese, il 2 aprile del 2020, in piena pandemia, aveva comunicato via WhatsApp al collega Andrea Gambini, pure lui presidente ma di un altro istituto scientifico lombardo, il Besta di Milano, che era “pronto il sierologico di Diasorin” e che il test per rilevare la presenza di anticorpi nei pazienti positivi al Coronavirus era stato “validato oggi”.

Le azioni

Gambini, il giorno dopo, in base alla ricostruzione, sempre con un messaggio WhatsApp, girò la notizia a Francesco Bombelli, consigliere dell'ospedale milanese: i due poi acquistarono azioni della multinazionale, rivendendole in seguito al rialzo del titolo registrato dopo il 7 aprile quando, a borse chiuse, la notizia “price sensitive” venne comunicata al mercato.

Le plusvalenze

Per l'accusa, “sfruttavano l'informazione” realizzando una plusvalenza rispettivamente di 1.300 e 1.500 euro. Anche Rosa avrebbe girato l'informazione privilegiata a un amico, il quale guadagnò poco più di 2.900 euro. Una ricostruzione che il collegio della prima sezione del Tribunale, presieduta da Andrea Ghinetti, non ha accolto. Le motivazioni della decisione saranno depositate entro 90 giorni. 

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