
"Tòcch de Milan"
Milano, 9 aprile 2016 - Una nota particolare, parlando ancora di verbi, merita il gerundio che forma quattro tipi di proposizione subordinata:
MODALE – nella lingua dialettale milanese è accettata: si allontanò gridando come un matto (... vosand (o) ’me on matt; CAUSALE – in milanese è rifiutato: essendo venuto in ritardo non poté entrare (dato che l’era vegnuu in ritard...)
CONDIZIONALE – il milanese lo rifiuta: guardando fuori dalla finestra vedrai se arriva (se te vardet foeura de la finestra...)
TEMPORALE – ancora rifiutato: scendendo dalle scale alzò la mano (intanta che l’andava giò di scall...).
La loro storia ha inizio in via San Damiano nel 1842 dove venne collocato il primo ponte metallico d’Italia che fu costruito nella ferriera della ditta Rubini, Scalini, Falk & C. mentre l’ingegner Francesco Tettamanzi ne realizzò il disegno. In quell’epoca rappresentò una vera e propria meraviglia di tecnologia e permetteva di attraversare il naviglio – allora ancora scoperto – in quel tratto di strada che oggi è la via Visconti di Modrone.
Ma perché «le sorelle Ghisini»? E qui entra ancora una volta in gioco la fantasia del popolo meneghino che alle sirenette che facevano bella mostra di sé ai quattro angoli del ponte affibbiò un paio di modi di dire per identificarle. Il primo, appunto, Sorelle Ghisini, sembra possa derivare dal fatto che il ponte e le stesse sirenette erano state realizzate in ghisa, quindi, nate dalla ghisa, «Ghisini».
Ma un altro modo di apostrofare le quattro sirenette deriva forse dal fatto che le sirenette sono dotate di prosperose forme e seni scoperti, talché le signore benpensanti che attraversavano il ponte volgevano altrove lo sguardo. E proprio per queste forme procaci furono chiamate anche «i sorei del pont di ciapp» le sorelle del ponte delle chiappe e si diffuse l’usanza fra i giovani di toccarne i seni come rito scaramantico e portafortuna. I Navigli di Milano, specie nelle nottate di nebbia costituivano un pericolo per l’incolumità dei cittadini e un forte richiamo per chi era intenzionato a suicidarsi tanto che maturò nell’animo della cittadinanza l’idea di coprire la fossa interna dei navigli. Agli inizi del ’900 si cominciò quindi la copertura che terminò verso il 1930. Al ponte delle Sorelle Ghisini fu quindi trovata una nuova collocazione presso il Parco Sempione, dove è possibile ammirarle ancora oggi, ma non nell’originale splendore essendo stato ridotto.
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