Milano, la denuncia: "Io, disabile, non ho trovato taxi per raggiungere l’ambulatorio"

La signora Cesana, di 63 anni, ha affrontato un’odissea: "Corse sociali non garantite. Alla fine mi ha accompagnata uno sconosciuto: gli sarò sempre grata"

Milano, 16 luglio 2022 - "Sono disabile al 100 per cento. Giovedì avevo bisogno di un taxi per andare alla Casa di cura Igea ma non c’era nessuno disponibile a causa dello sciopero selvaggio. Io ero veramente disperata. Ma come: i tassisti non dovrebbero garantire le corse 'sociali', verso ospedali o per persone con problemi fisici? Sulla mia pelle ho scoperto che non è vero". Lo denuncia al Giorno Enrica Cesana, invalida di 63 anni, che giovedì pomeriggio avrebbe dovuto raggiungere da casa sua, in zona viale Argonne, la Casa di cura Igea, vicino corso XXII Marzo. Distanza: 1,4 chilometri, raggiungibile in 5 minuti di auto. "Per me è stata un’odissea. Sono riuscita ad arrivare a destinazione solo grazie a un angelo custode...".

Quando è iniziata questa odissea?

"Quando ho telefonato, poco prima delle 16, a tutti i numeri che avevo per poter prenotare un taxi: 4040, 6969, 8585; ho composto persino il 7777 (il numero unico comunale nato nel 2015) ma non c’è stato nulla da fare: a ogni tentativo, la voce di un operatore mortificato mi diceva che non c’erano taxi disponibili. Nonostante fossi una persona con disabilità. Per la corsa, avrei utilizzato per la prima volta il “buono taxi“ del Comune (messo a disposizione per persone in difficoltà economiche o motorie, ndr).

A quel punto cosa ha fatto?

"Sono uscita di casa, disperata, e ho raggiunto a piedi la stazione taxi più vicina, in via Briosi all’angolo con via Sangallo, sperando di trovare un’auto bianca. Ma non c’era neppure un tassista: era deserto".

Non c’era nessun parente o conoscente che potesse accompagnarla?

"No, nessuno. Non sapevo come fare. Allora ho camminato, sotto il sole delle 16 del pomeriggio, nel pieno del caldo, e per disperazione sono entrata nella prima attività commerciale che ho trovato: un’agenzia immobiliare. Ho detto di essere disperata, di non sapere come fare per raggiungere l’ospedale perché non c’erano taxi. Ed è stato allora che si è fatto avanti colui che adesso chiamo “il mio angelo“, Alessandro, un dipendente dell’agenzia che si è subito proposto di accompagnarmi. E così ha fatto. Gli sarò grata per la vita".

E al ritorno?

"Ho chiesto al portinaio della struttura di chiamarmi un taxi e lui si è messo le mani nei capelli, dicendomi che in quella giornata non era riuscito a trovarne nessuno disponibile, per nessun paziente. Erano le 17.30 circa. Allora non mi è rimasto altro da fare che approfittare nuovamente del mio benefattore: l’ho chiamato al telefono, è venuto a riprendermi e mi ha accompagnata a casa. Ecco com’è andata ieri".

Ai tassisti cosa dice?

"Che dovrebbero garantire sul serio le corse “sociali“, non solo a parole. Io sono anche d’accordo sulla loro protesta ma non devono rimetterci le persone più fragili".

 

 

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