Decreto sport, le Olimpiadi tremano. Fontana col Governo: "Serve dialogo"

Dubbi dal Cio: il Coni non è più autonomo. Giorgetti: chiariremo

Il logo di Milano-Cortina 2026

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Milano, 7 agosto 2019 - Il Parlamento tira dritto ed approva in via definitiva quel disegno di legge sullo Sport che attribuisce al Governo anche prerogative per intervenire nella riorganizzazione del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni). Un’approvazione arrivata dopo e nonostante la lettera con la quale il Comitato olimpico internazionale (Cio) ha espresso «serie preoccupazioni» in merito alla compatibilità del provvedimento con la Carta Olimpica. Secondo il Cio, infatti, sarebbe messo a rischio un principio fondamentale dell’olimpismo: l’autonomia dei Comitati olimpici nazionali e, in questo caso, del Coni. Nella missiva la contestazione è declinata in 6 punti e non si fa alcun riferimento esplicito ai giochi invernali del 2026, quelli già assegnati al tandem Milano-Cortina. Si sottolinea, però, come il Cio possa revocare il proprio riconoscimento ai Comitati olimpici nazionali, una revoca che comporta l’automatica esclusione da ogni edizione dei Giochi, come partecipanti e a maggior ragione come organizzatori. Sarebbero a rischio sia l’edizione 2020, ospitata a Tokyo, sia quella del 2026. Apriti cielo, allora. Per Pd, Forza Italia, e più esponenti del mondo sportivo, il disegno di legge doveva essere ripensato. A difenderlo è Giancarlo Giorgetti, sottosegretario con delega allo Sport: «Felice per l’approvazione, ora col Parlamento ci sono da fare i decreti legislativi e attuativi. E in questa sede saranno chiariti e recepiti anche i dubbi del Cio». Rassicurazioni che al Cio non bastano: in serata è stata chiesta una riunione col Governo.

Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, in vista del 2026 la preoccupa la lettera inviata dal Comitato Olimpico Internazionale (Cio) al Coni a proposito del disegno di legge sullo Sport e le conseguenze che questo provvedimento potrebbe avere sull’assegnazione dei Giochi a Milano e Cortina?

«A me non pare che la legge sullo Sport vada a minare l’autonomia del Coni. Penso, invece, che ci sia stato un problema di comunicazione tra il nostro Governo e il Comitato olimpico internazionale. Credo che non si siano parlati se non per interposta persona e questo ha generato qualche fraintendimento tra le parti sul merito del provvedimento».

Quell’“interposta persona” sarebbe Giovanni Malagò, che per primo nelle scorse settimane ha sottolineato il rischio che il disegno di legge sullo Sport potesse provocare la reazione del Cio? Crede che ci sia lo zampino del presidente del Coni dietro quella lettera? Fonti della maggioranza di Governo hanno definito «sorprendente» l’interesse del Comitato Olimpico Internazionale per le prerogative del Coni.

«Io non so se ci sia lo zampino di Malagò oppure no. Piuttosto mi attengo ai fatti: nel corso dell’ultimo vertice sulle Olimpiadi, quello tenutosi a Roma il 31 luglio scorso, al quale la Regione Lombardia ha partecipato con il sottosegretario Antonio Rossi, il presidente del Coni non ha ritenuto di sollevare questo tema e, di più, nella tarda serata dello stesso giorno ha smentito categoricamente, tramite agenzie di stampa, che potessero esserci ripercussioni negative sui Giochi di Milano e Cortina...».

Eppure fonti del Cio dicono che l’Italia, e in particolare il premier Giuseppe Conte, erano stati avvisati di questo rischio già il 24 giugno scorso, giorno dell’assegnazione dell’edizione 2026 al nostro Paese.

«Questo è un altro elemento che lascia un po’ perplessi. Il disegno di legge sullo Sport è stato approvato dal Consiglio dei ministri qualche mese prima del 24 giugno e nonostante questo il Comitato olimpico internazionale ci ha comunque assegnato i Giochi. Sarebbe strano che ce li revocassero adesso proprio a causa di quanto previsto in quello stesso provvedimento».

La certezza, però, è che al Cio il disegno di legge non piace: la lettera è chiara. Come si può uscire o come si deve uscire da questa situazione, secondo lei?

«Io non sono preoccupato. Io chiedo che il Governo e il Cio si incontrino e che si parlino senza intermediari. A quel punto sono convinto che si supererà ogni malinteso. Con il dialogo, anche questa volta, si risolverà tutto e se in quella legge ci sarà davvero qualcosa da modificare, si provvederà a modificarla».

La legge sullo Sport è di fatto il secondo motivo di attrito con il Cio in poco più di un mese dall’assegnazione. L’altro è la definizione della governance dei Giochi. Ci sono passi avanti a proposito del manager che dovrà guidare la società che si occuperà di appalti, impianti e infrastrutture?

«Abbiamo definito il suo profilo e questo è un passo fondamentale per fare una scelta che possa rivelarsi indovinata: abbiamo deciso che si dovrà puntare su un professionista con esperienza internazionale, con esperienza nella gestione di società complesse e di eventi importanti, un professionista che abbia uno standing elevato. Non faccio nomi anche se sono nella mia testa perché in questa fase non è opportuno farne».

Ironia della sorte, il problema è sempre l’autonomia: quella delle Regioni, Lombardia compresa, che continua ad essere rimandata dal Governo, e, ora, quella del Coni che, come detto, sarebbe dallo stesso Governo minacciata.

«In Lombardia siamo molto pazienti. Ora l’esecutivo è impegnato su temi più urgenti: prima il decreto Sicurezza e domani (oggi per chi legge ndr) il nodo Tav. Spero, però, che a settembre tocchi all’autonomia. Un conto è rinviare il via libera a questa riforma perché ci sono altre questioni, più urgenti, da affrontare. Altro conto è il rinvio come strategia, il voler mettere la polvere sotto il tappeto. Seguo con grande attenzione quanto avviene a Roma».

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