Daniele Scardina King Toretto: come sta il pugile dopo l’operazione

Il 30enne è grave ed è stato ricoverato all’ospedale Humanitas di Rozzano: “Intervento complesso ma riuscito, il paziente è in prognosi riservata e in condizioni stabili”

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Milano, 1 marzo 2023 – Restano stabili le condizioni di Daniele Scardina, il pugile di 30 anni ricoverato all'Humanitas di Rozzano, nel milanese, dopo aver accusato un malore ieri al termine di un allenamento in palestra. Lo si apprende da fonti sanitarie.

L’operazione

Il pugile, giunto in ospedale in codice rosso, è stato operato d'urgenza alla testa ieri sera dall'equipe di neurochirurgia cranica dell'Humanitas, un intervento definito "complesso” ma “tempestivo e tecnicamente riuscito”. Il paziente, si apprende dalle stesse fonti "è in prognosi riservata, in condizioni stabili”. Nelle prossime ore sarà possibile valutare l'evoluzione.

Gli accertamenti

Intanto la Procura di Milano sta monitorando, attraverso accertamenti medici, il caso. Subito dopo il trasporto in ospedale dell'atleta, è stato informato il pm di turno Alessia Menegazzo che, però, al momento non ha aperto alcun fascicolo. Dalle informazioni raccolte finora è confermata l'ipotesi di un malore.

Il malore

Inoltre, da quanto risulta, per ora non sono contestabili ipotesi di lesioni colpose, in quanto il 30enne si è sentito male negli spogliatoi dopo l'allenamento e non nel momento in cui era sul ring durante il combattimento. Anche se fosse accaduto sul tappeto da boxe, tra l'altro, ci sarebbe da valutare la scriminante dell'esercizio dell'attività sportiva e del consenso. La Procura, comunque, sta seguendo l'evoluzione della situazione ed è in attesa di ulteriori accertamenti medici.

Le parole del promoter

Ci hanno detto che l'operazione è andata bene, stamattina alle 7 ci hanno confermato che il quadro era stabile, ma ora bisognerà aspettare le 48 ore canoniche per il risveglio". È quanto ha raccontato all'Ansa Alessandro Cherchi, promoter di Daniele Scardina, il pugile ora in coma alla clinica Humanitas. “Fa parte del gioco - continua Cherchi - questo è uno sport in cui si prendono pugni in faccia, non si lancia una pallina. Ma le cause possono essere tante, magari Daniele era stressato in questa fase della preparazione atletica. Ogni caso è a sé, non dobbiamo aspettarci ogni giorno un pugile in coma”.

Lo specialista

Insieme al promoter, presente anche il professor Mario Ireneo Sturla, specialista in medicina dello sport e coordinatore sanitario nazionale della Federazione pugilistica. "Nell'ambito di tutti gli sport ci possono essere problematiche relative a delle concussioni cerebrali dovute ad accelerazioni e decelerazioni - ha spiegato -, perché è sufficiente conoscere l'anatomia per sapere che ci sono queste vene a ponte che in seguito ad accelerazioni o decelerazioni brusche possono avere delle torsioni e produrre quelli che vengono chiamati ematomi sottodurali o emorragie cerebrali”. Una condizione, questa, che può verificarsi “non soltanto nel pugilato, ma in qualsiasi tipo di sport”. Su eventuali possibili cause, Sturla ha aggiunto che “basta un movimento brusco del capo per poter dare una torsione di queste vene a ponte e produrre un'emorragia”.

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