Daniel, vizio totale di mente "Va trasferito in una Rems"

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di Stefania Totaro

Completamente incapace di intendere e di volere quando ha ucciso la mamma a coltellate nella loro abitazione, ma non c’è posto nelle strutture psichiatriche giudiziarie e il 28enne resta detenuto in carcere. Ha concluso per la totale infermità mentale la consulenza psichiatrica disposta dalla pm della Procura di Monza Michela Versini su Daniel Gandolfo (nella foto), che il 21 marzo scorso ha ammazzato Maria Begoña Gancedo Ron, 60 anni. La donna – molto conosciuta e apprezzata – da 15 anni era rimasta vedova e sola a crescere tre figli, Daniel e due sorelle gemelle di 24 anni con la sindrome di Down, e lavorava nella biblioteca cittadina.

Il 28enne, cassiere in un supermercato, è stato dichiarato dalla perizia psichiatrica anche incapace di stare a giudizio, ossia di rendersi conto di quanto ha commesso e di affrontare un processo, come conferma il suo difensore, l’avvocato Giacinto Corace. Quindi dovrà essere sospeso a tempo indeterminato il procedimento penale che lo vede accusato di omicidio volontario aggravato destinato a sbarcare davanti alla Corte d’assise di Monza. Daniel verrà tenuto monitorato nel frattempo finchè le sue condizioni di salute mentale non miglioreranno e lui potrà essere processato e assolto per totale infermità mentale. La famiglia era seguita dai servizi sociali dopo la morte del padre dei ragazzi. Il 28enne, che assumeva tranquillanti benché non gli fosse mai stata diagnosticata una patologia psichiatrica, aveva dato in escandescenze già il giorno prima dell’omicidio: aveva inveito sotto casa contro il postino perchè non voleva che consegnasse la posta. L’ambulanza chiamata se ne era andata senza portarlo al pronto soccorso perchè lui si era rifiutato.

"Forse questo tragico epilogo poteva essere evitato", è il dubbio sollevato da conoscenti e vicini di casa. "Le mie sorelle ora restano da sole", è stato invece l’unico pensiero legato alla realtà pronunciato da Daniel dopo il fermo, convalidato in Tribunale senza neanche l’interrogatorio perché il giovane, sentito nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Sesto San Giovanni, non era in grado di sostenerlo per le precarie condizioni psichiche. Nessun cenno alla mamma, nessuna spiegazione sull’accaduto. Molte frasi distorte e visioni di un mondo immaginario. Dalla psichiatria il 28enne è stato poi trasferito al carcere di Monza, anche se più di una volta ha dovuto nuovamente tornare in ospedale per farsi visitare. Dopo l’esito della perizia il giovane sarebbe destinato a una struttura adeguata che ancora non c’è.

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