Daniel, giovane di Rho morto in carcere: ferie in dono alla mamma per seguire l’inchiesta

Il decesso in Francia, la famiglia vuole fare luce su quando accaduto: "Non si è suicidato"

Branka Milenkovic con il figlio Daniel Radosavljevic

Branka Milenkovic con il figlio Daniel Radosavljevic

Rho (Milano) - "In questi giorni non siamo mai rimasti soli. Gli amici di Daniel ci sono stati vicini, c’è stata tanta solidarietà e le mie colleghe mi hanno donato qualche giorno delle loro ferie per farmi stare a casa. Io non riesco ancora a credere alla morte di mio figlio, era pieno di vita".

Ha finito le lacrime Branka Milenkovic, mamma di Daniel Radosavljevic, 20 anni di Rho, trovato impiccato lo scorso 18 gennaio nella cella del carcere di Grasse (Francia) dove si trovava in custodia cautelare dopo l’arresto dell’8 ottobre 2022. Curva su se stessa, con un filo di voce e lunghe pause di silenzio, racconta come è cambiata la sua vita da quando ha ricevuto la telefonata della direzione del carcere che la informava della morte di Daniel. Oggi sarà il giorno dell’addio, alle 14 nella chiesa San Vittore si terrà il funerale e poi in serata una fiaccolata organizzata dalla sorella Iris, insieme agli amici, nella frazione di Lucernate, dove sono cresciuti.

La famiglia non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio e nei biglietti scritti a mano da Daniel emerge la paura che aveva di morire, che si sentiva in pericolo perché considerato dagli altri detenuti un infame, "la mia verità la so già, Daniel non si è tolto la vita. E vogliamo giustizia per Daniel, vogliamo sapere come è morto, chi sono i responsabili - aggiunge la mamma - e anche se ci vorranno degli anni, non ci fermeremo. I segni che ho visto sul corpo di mio figlio non sono di un’impiccagione. Daniel voleva tornare a casa, aveva promesso al fratello Brian che se la pagella del primo quadrimestre fosse stata bella gli avrebbe pagato il patentino della moto. Voleva essere per lui un buon esempio e continuava a chiedermi scusa per le cavolate che aveva fatto. Non era un santo, aveva fatto i suoi errori, ma era cambiato. In quel carcere qualcuno lo ha ucciso e non ha avuto nessuna pietà e nessun cuore per lui". Il legale della famiglia, l’avvocato Francesca Rupalti, ha già presentato un esposto al Tribunale di Roma per delitto commesso all’estero ai danni di un cittadino italiano. Chiede di indagare sul carcere di Grasse, "per reati commessi in condotte attive e omissive".

Attende l’esito dell’autopsia fatta in Francia e quella fatta in Italia, lo scorso 8 febbraio. Intanto la mamma mette in fila dubbi e contraddizioni e ogni volta si aggiungono ricordi e particolari, "la stessa direzione del carcere ci ha detto due versioni sui motivi per i quali era stato messo in isolamento, quando sono andata a ritirare gli effetti personali di Daniel mi hanno dato solo uno scatolone, sono stata io a chiedere il libro che sapevo stava scrivendo e allora a quel punto ci hanno dato altre due scatole dove c’era il quaderno con i suoi scritti, ma con molte pagine strappate. Chi ha strappato quei fogli? Cosa c’era scritto? E poi Daniel il 18 gennaio alle 10.30 aveva un appuntamento con un giudice perché la custodia cautelare stava scadendo, perché togliersi la vita proprio quel giorno?".

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