Daniel al giudice: "Le mie sorelle ora sole"

Gandolfo, 28 anni, accusato dell’omicidio della madre ha alternato fasi confuse a lucidità ma poi non ha risposto ad alcuna domanda

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di Stefania Totaro

e Laura Lana

"Le mie sorelle ora restano da sole". È l’unico pensiero legato alla realtà pronunciato da Daniel Gandolfo, il 28enne accusato dell’omicidio della madre Maria Begoña Gancedo Ron, 60 anni, ripetutamente accoltellata nel suo letto martedì all’alba dopo un violento litigio. Nessun cenno alla mamma, nessuna spiegazione su cosa è successo e perchè. Molte frasi distorte e visioni di un mondo immaginario. "Mi avvalgo della facoltà di non rispondere", ha però detto, senza che gli venisse suggerito dal difensore, alla giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza Silvia Pansini che ieri nel primo pomeriggio si è recata nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Sesto San Giovanni per l’interrogatorio di garanzia dell’udienza di convalida del fermo eseguito dai carabinieri.

Un interrogatorio che di fatto non c’è stato, non si è potuto tenere, per le precarie condizioni psichiche del 28enne, confermate anche dai medici del reparto, secondo cui Daniel deve restare ricoverato in psichiatria. Al giovane è stato nominato l’avvocato Fabio Gaetano Scotti di Monza, che non ha potuto che prendere atto della situazione. "Non ho potuto vederlo che per pochi minuti prima dell’interrogatorio, non mi è stato possibile avere notizie sulle sue condizioni di salute prima dell’udienza dai medici - dice il difensore di Daniel Gandolfo - Quello che ho potuto vedere è che il ragazzo alternava momenti di lucidità a visioni oniriche, ha dimostrato di avere capito perchè era sottoposto ad interrogatorio e di cosa è accusato, ma poi sembrava distaccarsi dalla realtà. Non ha fatto cenno alla madre, soltanto alle due sorelle". Una situazione che ha reso impossibile per l’avvocato procedere con qualsiasi richiesta difensiva, che al momento appare fuori luogo. Alla giudice spetterà convalidare il fermo per omicidio volontario aggravato e disporre che l’indagato resti ricoverato in ospedale finchè le sue condizioni psicologiche non rendano possibile il trasferimento in carcere. Resta il mistero sul profondo divario tra l’immagine di Daniel che racconta chi lo conosceva, vicini di casa della palazzina in via Bergamo 7 a Cologno Monzese e colleghi di lavoro e conoscenti della vittima e quella che ora appare dalla valutazione psichiatrica con esito positivo. Il 28enne è stato da tutti descritto come un giovane schivo e mite, che aveva trovato lavoro con contratto a tempo indeterminato come cassiere al supermercato e che non aveva manifestato mai alcuno scompenso psicologico, almeno fino al giorno prima dell’omicidio quando aveva inveito sotto casa contro il postino, tanto da allertare il 112, ma lui si era rifiutato di salire sull’ambulanza.

E mentre a Villa Casati continuano ad arrivare attestati di stima nei confronti di Begoña, l’amministrazione ha deciso di dedicare alla sua dipendente il primo concorso letterario della città "Prendi la parola". L’idea è stata lanciata dall’assessore alla Biblioteca Giuseppe Di Bari. "Questa iniziativa coinvolgerà tutte le scuole del territorio e i più giovani, vale a dire quel bacino di utenza che ha conosciuto, collaborato e voluto bene a Begoña. Per questo motivo, mi sembra giusto che questa prima edizione venga dedicata a lei, che è stata per anni una colonna portante della nostra sala di lettura". In questi giorni, la biblioteca dei ragazzi è stata sommersa da messaggi di cordoglio e solidarietà da parte delle famiglie e delle maestre di Cologno. "Tutti i genitori e i bambini non hanno potuto non conoscerla e apprezzarla. Era davvero un punto di riferimento e una grande animatrice - ha concluso Di Bari -. Questo concorso è un modo per ricordare e ringraziare Begoña".

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