
Numeri in calo, il sindacato: "Dipende dai controlli"
Occhi puntati sul settore agricolo, ma non è l’unico in cui emergono fenomeni di caporalato. Secondo i dati dell’Ispettorato nazionale del lavoro, per quanto riguarda la Lombardia, nel 2023 (rapporto 2024) sono stati riscontrati 72 casi di caporalato riscontrati, di cui 10 in agricoltura, 21 nel settore dell’industria, 9 in edilizia, ben 47 nel terziario. Il numero risulta in calo rispetto alle 121 violazioni riscontrate nel 2022, di cui 67 in agricoltura, 25 nell’industria, 50 nell’edilizia, 59 nel terziario. Andando a ritroso, sono stati 109 i casi scoperti nel 2021, anche in questo caso in vari ambiti: 38 in agricoltura, 60 nell’industria, 11 nel terziario. "Sono dati proporzionali al lavoro effettivo di controllo che si fa – commenta Alberto Semeraro (nella foto), segretario regionale Flai Cgil –. In agricoltura i picchi si hanno nei momenti di raccolta, quando serve molta manodopera. Ma questo settore non è l’unico".
Secondo il rapporto 2023 dell’Osservatorio ‘Placido Rizzotto’ della Flai-Cgil, il caporalato è esploso in diverse regioni del Centro Nord, tra cui la Lombardia. Sempre di più, si associa ad altre forme di reato, come gravi sofisticazioni alimentari, truffa e inganno per salari non pagati, contratti di lavoro inevasi, sottrazione e furto dei documenti, gestione della tratta interna ed esterna dei flussi di manodopera, riduzione in schiavitù e forme di sfruttamento. Il VI Rapporto agromafie e caporalato mette anche in luce l’evoluzione del caporalato nelle filiere produttive agroalimentari: l’appalto ed il sub appalto illecito, rappresentano, infatti, l’evoluzione dell’intermediazione illecita di manodopera, che tocca tutto il sistema produttivo. "Il problema non è solo la clandestinità ma anche la scarsa conoscenza della lingua e delle regole – sottolinea Semeraro –. Per questo è fondamentale la formazione, ma anche la presenza dei sindacati".
Federica Pacella