GIULIO DELLAVITE*
Cronaca

Dal solstizio al nuovo inizio: ri-cominciamo

Giulio

Dellavite*

Non si vive di vecchie attese, ma di nuovi inizi. È quello che la natura ci sta facendo vivere: sono le giornate più corte, le ore di buio prevalgono. Eppure è questo il momento in cui il sole è più vicino alla terra, nel punto più basso dell’orizzonte come se fosse adagiato in una culla, o come se fosse uno spermatozoo che feconda un ovulo. È il solstizio, sol-stitium, lo stare del sole. Poi ri-comincia pian piano la salita. Già nel sito neolitico di Stonehenge si celebrava questo. Gli antichi romani festeggiavano il 25 dicembre il Dio Sole “invictus”, mai-battuto. I primi cristiani pongono qui il Natale: non si conosceva la data della nascita di Gesù e allora se ne dice il senso. Quel “sole che nasce” crescerà pian piano, fino all’equinozio di primavera, in cui la notte è vinta e le ore di luce saranno di più del buio. Sarà la data di Pasqua. Natale è proprio la nascita di Dio, del sole, della natura e dell’uomo. È un “venire alla luce” dentro la notte dell’esistenza. Se si vuole vivere questo è necessaria una scelta responsabilizzante di decisione tra ripartire e ricominciare. Ripartire presuppone il riprendere, come se il mondo si fosse solo fermato, con gli schemi pre-crisi. Ricominciare invece chiede un nuovo inizio in cui ri-darci forma (formarci), ri-darci anima (animarci), ri-darci senso (sensibilizzarci). È la scelta di alzare il livello, sentendosi “pregnanti” di riflessioni e progetti: in inglese si dice “pregnance” di una donna gravida. Ancor più denso il tedesco “in der Hoffnung – in speranza”. Ma ci sentiamo davvero “in dolce attesa” di vita nuova? Ci riteniamo “in stato interessante”? Auguriamoci di sentirci gravidi di futuro.

*Segretario generale

Curia vescovile di Bergamo