Dal cinema De Amicis al liceo Manzoni

Maurizio

Cucchi

Entro in via Caminadella, e passo davanti a quello che era stato, ben noto ai milanesi, il cinema De Amicis e mi prende, inevitabilmente, un senso di desolazione. Di quella sala rimane ben vistosa l’insegna, con la soprastante scritta "Comune di Milano Settore cultura e spettacolo", ma quello che si impone è il degrado dello spazio esterno dov’era l’ingresso, e dove si impongono i fin troppo evidenti segni di abbandono. Per di più con l’aggiunta, lì accanto alla porta sbarrata, dei soliti orrendi scarabocchi dei graffitari. Sono passati ben venti anni da quel 2002, quando il cinema venne chiuso, e nessun segno sembra esserci perché venga riportato in vita. Era stato aperto nel 1960. Nel 2013 ci fu una veloce occupazione studentesca, di protesta, della sala: i ragazzi volevano far presente come certi spazi dovessero essere riaperti, anziché puntare su nuove soluzioni in quartieri meno centrali. Con la memoria vado al tempo in cui quel cinema era ben noto e attivo e più volte anch’io vi ero stato contento spettatore. Tra le immagini che si trovano in rete c’è quella che ci ricorda quando lì venne proposto anche "La dolce vita" di Federico Fellini. Per fortuna l’atmosfera che si respira anche oggi attorno non è malinconica. Anzi. Riprendo allora speranzoso la via Caminadella, che è così chiamata perché un tempo era questa la contrada di San Pietro in Caminadella, dov’era una chiesa così denominata. E, probabilmente, perché nella zona c’erano molte case con camino in muratura, mentre altre interpretazioni riportano al termine il significato militare di terrapieno fortificato. Il luogo è lo stesso del liceo Manzoni e nell’insieme riesce comunque a prevalere, rispetto al non piccolo dettaglio del cinema chiuso, il senso di una zona di giovanile movimento, anche perché c’è vicina l’Università Cattolica e dunque la gioventù viene qui a circolare quotidianamente, dando al paesaggio locale una piacevole impronta.

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