
di Alessandra Zanardi
Luppolo e ortaggi per un modello di economia solidale, dove l’agricoltura diventa un’opportunità di lavoro e inserimento sociale per i soggetti svantaggiati. Succede a Rozzano, alla Cascina Sant’Alberto. In un ettaro di terreno ottenuto in comodato d’uso, la cooperativa Madre Terra gestisce un’attività che dà lavoro a cinque dipendenti, tre dei quali sono ex minori stranieri non accompagnati, ora diventati soci-lavoratori. In questa stagione la Cascina è un tripudio di colori, tanto più che è in corso la raccolta del luppolo per la produzione di birre artigianali a chilometro zero. Bionda e rossa le due tipologie "che vengono confezionate da Birra del Parco sulla base di una ricetta di Madre Terra - spiega Asja Interlandi, project manager della cooperativa -. È uno dei prodotti che vanno anche a comporre i nostri cesti natalizi e si confermano tra i più apprezzati". Non solo. Con zucchine, melanzane, pomodori, cavoli e insalata si confezionano cassette per 40 famiglie di soci-consumatori "che condividono le nostre scelte, etiche e ambientali, a partire da un modello di coltivazione del tutto naturale, senza l’uso di pesticidi - prosegue Interlandi -. Altre cassette di prodotti freschi vanno a sostenere un gruppo di famiglie bisognose. Per il resto, inviamo tutto nel nostro laboratorio di trasformazione, a Zinasco, dove si producono conserve, passate di pomodoro e sott’oli".
Sono numerosi i giovani che, negli anni, sono transitati attraverso Madre Terra per i tirocini "e che hanno così avuto modo di approcciare il mondo del lavoro - fanno sapere dalla cooperativa - anche se non tutti hanno poi deciso di proseguire il loro percorso all’interno del mondo agricolo". I tre soci-lavoratori che attualmente vi prestano servizio "non sono semplici operai, ma persone che possono condividere obiettivi e progetti della cooperativa, arrivando ad esserne parte attiva". Oltre a Cascina Sant’Alberto, Madre Terra ha di recente preso in gestione un terreno di 7mila metri quadrati in via Quinto Sole, a Milano. Un’area confiscata all’‘ndrangheta, abbandonata da 13 anni. Ora il sito ospita anche periodici workshop, rivolti ai giovani, sui temi della legalità e dell’agricoltura sostenibile. Un esempio di riconversione sociale dei beni sequestrati alle mafie.