MARIO CONSANI
Cronaca

Dadamaino falsi? "Esperta non attendibile"

Tutti assolti dall’accusa di contraffazione dei quadri: bocciata la consulente d’accusa, la stessa dei 20 Modigliani “non autentici“di Genova .

Edoarda Maino, detta Dadamaino: regina dell’avanguardia. anni ’60

di Mario Consani

Nella guerra di consulenze, le due esperte della pubblica accusa hanno perso su tutta la linea. Ecco perché i 99 quadri della pittrice Edoarda Maino detta Dadamaino - avanguardia milanese anni ’60 come Lucio Fontana e Piero Manzoni - che per la Procura sono falsi, per il tribunale sono invece probabilmente autentici.

I giudici che due settimane fa hanno assolto con formula piena tutti e undici gli imputati di aver contraffatto o messo in commercio quel centinaio di opere dell’artista (chiamate “Volumi“) per un giro d’affari intorno ai 20 milioni, hanno espressamente ritenuto inattendibile il giudizio di falsità di quei lavori sottoscritto dalle due consulenti incaricate dal pm Luigi Luzi.

Una di loro in particolare, è la storica dell’arte Mariastella Margozzi, dirigente del polo museale della Puglia, la stessa che qualche anno fa valutò falsi ben 20 Modigliani esposti a Genova in una mostra che venne addirittura chiusa e finiti quindi al centro di una vicenda processuale complicata tuttora in corso e molto discussa.

Per i giudici milanesi dell’undicesima sezione penale (presidente Elena Bernante), le conclusioni di Margozzi e dell’altra consulente d’accusa, la restauratrice Paola Iazurlo dell’Istituto superiore di conservazione, "hanno trovato specifica smentita" dalle relazioni dei consulenti di difesa. Fra l’altro, davanti al tribunale Margozzi e Iazurlo, che avevano firmato la stessa consulenza, si sono contraddette l’una con l’altra. Margozzi ha detto di aver visionato i 99 quadri in solo due giorni, Iazurlo in una settimana; per la prima i lavori autentici erano in tutto otto, per l’altra solo sette. E comunque è emerso che per valutare la falsità dei “Volumi“ (particolare tipo di opera di Dadamaino) sequestrati, li avevano comparati con sole tre opere della pittrice certamente autentiche, una delle quali però (esposta al Museo del ’900), confrontata solo in fotografia e un’altra diversa dai “Volumi“. E in più, alcune delle affarmazioni fatte da Margozzi in aula erano smentite dalla stessa relazione sottoscritta insieme a Iazurlo.

Ben diverso, per i giudici, il valore delle consulenze difensive - quelle della storica e critica d’arte Carla Casu, del restauratore Thierry Radelet, dell’altra storica e critica d’arte Daniela Magnetti - "con espresso richiamo - scrivono i giudici - a conoscenze tecniche, ad osservazioni visive basate sul raffronto con molteplici esemplari di opere di sicura autenticità assunte come campioni di riferimento, anche con l’utilizzo di sofisticati strumenti tecnici, a dati ricavati dall’analisi critica e storiografica dell’evoluzione artistica ddella Dadamaino", le cui opere sono state esposte in gallerie di Londra, New York e Parigi.

E così in primo grado è finito nel nulla un processo durato anni e che vedeva tra gli imputati i galleristi Andrea, Mattia e Denise Tosetti, difesi dall’avvocato Angelo Pariani, che subirono sequestri di opere e finirono per dover chiudere la loro galleria, ma anche i componenti dell’archivio Dadamaino (incluso l’allora direttore artistico, il critico d’arte noto a livello internazionale Flaminio Gualdoni) che avevano fornito la certificazione d’autenticità delle opere ritenute false dalle consulenti d’accusa ora clamorosamente smentite.