
Parsi Ho passato gran parte della mia vita a indagare e interrogare l’Ombra dentro di me. E ho poi trascorso...
ParsiHo passato gran parte della mia vita a indagare e interrogare l’Ombra dentro di me. E ho poi trascorso metà di tutto quel tempo ad analizzare persone che la società definisce “mostri”. Persone che hanno fatto molto male agli altri e a se stessi. Persone che hanno calunniato, perseguitato, violato, terrorizzato e perfino ucciso altre persone. Alla fine, ho trovato nelle loro storie un minimo comune denominatore fatto dell’impasto di solitudine, abbandono, disperazione, rabbia, invidia, odio, paura. Tanto che una storia sembrava parlare per tutte le altre e insieme andavano a costituire la trama di un unico doloroso sudario. Ho così individuato alle “radici” dell’inferno personale di questi cosiddetti “mostri”, il rifiuto fatto loro fin dalla nascita dai genitori o l’essere nati per l’altrui bisogno di avere qualcuno da asservire, dominare, utilizzare, sacrificare, distruggere. I cosiddetti “mostri” sono dunque persone alle quali è stato impossibile essere riconosciute e amate. Per loro l’amore è stato “dannoso” e ha rappresentato soltanto una perversa forma di comunicazione , un equivoco al quale si sono malamente adattati fino a quando non hanno messo in atto l’estrema difesa: l’odio. Così sono passati dalle fantasie distruttive all’agire criminale ed hanno scelto il potere di fare del male e, perfino di uccidere, per dare spazio al narcisismo di morte della loro parte peggiore. “Quella parte”, provocata o ignorata troppo a lungo che alla fine ha prevalso. Nei cosiddetti “mostri” ho riscontrato poi il peso rilevante dell’eredità genetica e il contributo dell’ambiente familiare, sociale, culturale nel quale sono cresciuti. Un ambiente che interagendo con il bambino a “rischio”, invece di contenerlo, sostenerlo, guidarlo, ha soffocato le sue speranze, i suoi bisogni; ha giudicato e condannato le sue difficoltà. E, infine, ha inibito la sua creatività, ha spento la sua fiducia, ha castrato la sua possibilità di stabilire alleanze. E se è vero che la vita è un “destino di incontri”, il cosiddetto “mostro” ha avuto intorno a sé un ambiente sfavorevole e ha fatto degli incontri che hanno “contribuito a strutturare” e a dare consistenza alla “belva interiore” del suo disagio.