Cristina Scozia, uccisa in bici a 39 anni. Lo strazio del padre: “Dopo mia moglie ho perso anche lei”

Milano, il dolore di Raffaele Scozia per la perdita della figlia, travolta da una betoniera il 20 aprile: “È assurdo morire così "

Cristina Scozia

Cristina Scozia

Milano – “Ciao Cristina. È faticoso esprimere a parole ciò che provo in questo momento così difficile e drammatico da accettare. Sei stata per tutti noi, soprattutto per me e la mamma, una figlia e una persona adorabile. Non potrò mai dimenticare l’immagine del tuo volto: sarà sempre nel mio cuore e, quando guarderò negli occhi la tua piccola, sarà come se ti avessi davanti a me. Ti voglio bene, il tuo papà".

Parole commoventi per sua figlia che non c’è più: le scrive Raffaele Scozia, papà di Cristina, la ciclista 39enne uccisa da una betoniera la mattina dello scorso 20 aprile mentre pedalava tra via Francesco Sforza e corso di Porta Vittoria. Una settimana prima aveva festeggiato il suo compleanno. Mercoledì 3 maggio, l’ultimo saluto alle 15 al cimitero di Lambrate: ci saranno parenti e amici e anche una rappresentanza della comunità ciclistica.

Quella mattina, la bici e il mezzo pesante avanzavano nella stessa direzione, la dueruote lungo la corsia ciclabile tratteggiata sull’asfalto, quando la betoniera ha svoltato a destra senza accorgersi della bicicletta nell’angolo cieco, travolgendola. Questa una prima ricostruzione della dinamica.

"Cristina se n’è andata così. Una morte assurda. Un’altra batosta per me, a 16 anni dalla prima tragedia che ha cambiato la mia vita per sempre, perché ho perso mia moglie a causa di una malattia", continua papà Raffaele. Al suo fianco, i figli Silvia, la primogenita, e Alberto, il più piccolo. Tutti sconvolti dal dolore. "Cristina era la figlia di mezzo. L’adoravo, come adoro gli altri miei figli".

Il signor Scozia aggiunge che sua figlia si spostava abitualmente in bicicletta dal suo quartiere, Crescenzago, fino al luogo di lavoro che era in pieno centro. "Lavorava nella zona di corso Italia per una coppia di anziani, assistendoli nella riabilitazione motoria. Considerava la bicicletta il mezzo di trasporto più veloce, ecologico ed economico. È assurdo morire così", ripete.

Per lei è tornata a manifestare la comunità ciclistica, chiedendo "ordinanze chiare per chi circola in città con i mezzi pesanti".

La 39enne era mamma e personal trainer, laureata in Scienza dello sport, e massaggiatrice olistica, con un passato da istruttrice di ginnastica e atletica leggera e di educatrice in scuole d’infanzia e primarie. Lascia una bambina di 6 anni e un compagno. Sui social si moltiplicano i messaggi di cordoglio per la famiglia.

Il giorno della disgrazia, la società Atletica Bresso per cui la giovane aveva lavorato, l’ha voluta ricordare così: "Difficile trovare parole appropriate – parole del presidente Mauro Pattonieri –. La nostra associazione si stringe con un intenso e triste abbraccio alla tua famiglia. Ti vogliamo ricordare appassionata e felice in palestra con le tue ragazzine. Ciao Cris".

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