IVAN ALBARELLI
Cronaca

Un cuore unisce Milano e i rifugiati siriani: “Ridiamo speranza a bambini, donne e orfani sopravvissuti a 14 anni di guerra”

La onlus milanese “Il Cuore nel Mondo” da 14 anni si prende cura degli oltre 5 milioni di rifugiati che hanno trovato riparo nei Paesi vicini come Turchia o Giordania, e che vivono in enormi tendopoli senza ricevere aiuti o assistenza sanitaria

I bambini del campo profughi di Iblid, nel nordovest della Siria devastata dalla guerra

I bambini del campo profughi di Iblid, nel nordovest della Siria devastata dalla guerra

Milano, 13 giugno 2025 – Anche fra le vittime civili delle guerre ci sono quelle di serie A e quelle di serie B. Quelle che pur pagando sulla propria pelle le conseguenze di bombardamenti e scontri armati restano almeno "sotto i riflettori" di media, tv e degli organismi internazionali, e quelle che non hanno nemmeno questa, se così si può chiamare, fortuna.  

I più fortunati dei bambini e delle bambine dei campi profughi hanno ancora accanto a sé la mamma, un fratellino o una sorella, perché molti di loro sono rimasti orfani
I più fortunati dei bambini e delle bambine dei campi profughi hanno ancora accanto a sé la mamma, un fratellino o una sorella, perché molti di loro sono rimasti orfani

Un Paese in macerie 

È il caso dei siriani, dimenticati da tutti. Sopravvissuti a una guerra civile devastante scoppiata nel marzo 2011, in contemporanea con le Primavere arabe. Conflitto che aveva come obiettivo la caduta del regime di Bashar El Assad terminato (almeno sulla carta) dopo quasi 14 anni, nel dicembre 2024, e dopo aver lasciato un Paese in macerie che è tutto tranne che pacificato – diviso in zone d'occupazione, sfere d'influenza, milizie antiregime e i fondamentalisti islamici dell'Isis – e con un bilancio di oltre 700mila morti.  

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Esodo biblico 

Sono loro, gli sfollati. Ignorati quando la guerra massacrava la Siria, precipitati nell'oblio oggi. Numeri apocalittici: 7,2 milioni di sfollati interni - secondo i dati dell'Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati - e 5 milioni di rifugiati nei Paesi limitrofi come Turchia, Libano, Giordania, Egitto. Il 47% è composto da bambini e ragazzi sotto i 18 anni.  

La vita per chi vive nelle tendopoli è fatta di pozzanghere, fango, freddo e caldo torrido e insopportabile d'estate
La vita per chi vive nelle tendopoli è fatta di pozzanghere, fango, freddo e caldo torrido e insopportabile d'estate

La Siria chiama, Milano risponde 

Claudia Ceniti è una manager bancaria, nel 2011, quando s'imbatte nel video di un bambino siriano in lacrime che chiede aiuto. Quel viso, quel dolore diventano la molla che le fa scattare qualcosa dentro. Ai vertici di un gruppo bancario a Milano, una vita appagata, capisce che bisogna fare qualcosa, "che dovevo fare qualcosa". Nasce così un anno dopo circa a Bareggio, città dell'hinterland milanese dove Claudia vive, la onlus "Il cuore nel mondo". L'obiettivo è quasi da "mission impossible": creare un ponte di solidarietà fra Milano e la Siria, fra l'Italia e i campi profughi in Turchia, "dove donne e bambini, molti di loro orfani, soffrono la fame e la povertà nell'indifferenza generale". La Turchia, infatti, pur accogliendo i profughi (ce ne sono oltre 3 milioni nelle tendopoli a ridosso del confine) fa poco o nulla per loro, né accetta volentieri che a occuparsene siano onlus straniere.  

Claudia Ceniti assieme a una bambina seguita dal centro per la cura dell'autismo di Gaziantep
Claudia Ceniti assieme a una bambina seguita dal centro per la cura dell'autismo di Gaziantep

In principio le ambulanze 

Eppure Claudia – assieme a lei ci sono Luisa Baroni, Danilo Cattaneo, Elena Bonelli e Grazia Palumbo – è riuscita in questi anni a fare dei piccoli miracoli. Conosce il dentista siriano Gazi Nasimi che si è trasferito in Italia, nelle Marche. Assieme a lui la onlus organizza le prime missioni. Già nel 2013 acquistano ambulanze usate e le inviano in Siria cariche di farmaci. I bambini rappresentano fin dall'inizio la priorità per Il Cuore nel Mondo. Per una semplice ragione. 

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Malattie e malnutrizione 

"Nei campi profughi in Turchia malattie e malnutrizione sono diffusissime – racconta Claudia, che vede coi suoi occhi l'orrore della Siria per la prima volta nel 2013 –. I più fortunati, le più fortunate, hanno con loro la madre. I padri sono quasi tutti morti in guerra. E poi ci sono migliaia di orfani". Il primo centro sfollati su cui Claudia, Elena, Luisa, Grazia e Danilo si concentrano è quello di Idlib, siamo nel nordovest del Paese, dove sopravvivono di stenti, quando non muoiono di fame, 6 milioni di civili. Un vero inferno privo di medici e di un minimo di assistenza sanitaria. "Qui abbiamo avviato e continuiamo a sostenere il Progetto Pane con il quale distribuiamo pane e latte, ma anche acqua e legna per scaldarsi nelle tende". 

Claudia Ceniti assieme a uno dei bambini curati nel centro di Gaziantep, dov'è assistito da un team di psicologi, logopedisti e insegnanti
Claudia Ceniti assieme a uno dei bambini curati nel centro di Gaziantep, dov'è assistito da un team di psicologi, logopedisti e insegnanti

Autismo e disabilità 

Ci sono poi le adozioni a distanza da parte di tante famiglie italiane. Sono 38 i bambini e le bambine siriane che grazie al loro sostegno hanno di che mangiare e possono andare a scuola. Gocce di solidarietà che almeno ridanno un po' di speranza e fiducia nel futuro. Ma si può essere ancora più sfortunati di un bimbo che dorme sotto una tenda affogata nel fango e nell'acqua quando piove? Sì, si può se oltre a fame, povertà e solitudine si aggiungono disabilità, deficit cognitivi e disturbi dello spettro autistico. Come succede a Gaziantep, questa volta in Turchia, dove un team composto da psicologi, insegnanti e logopedisti lavora a fianco dei piccoli che hanno problemi di autismo o soffrono di malattie psichiatriche. "Ne stiamo seguendo una cinquantina appoggiandoci a una ong turca – dice Claudia – e grazie alle cure e all'amore che hanno ricevuto tanti di loro sono potuti andare a scuola". Autismo e disturbi psichiatrici, per non dire disabilità motorie, sono diffusissimi a causa dei tanti matrimoni fra consanguinei. 

Shahame, 10 anni, assieme ai suoi due fratellini. Tutti e tre vivono nel campo profughi turco di Rehianly. Grazie all'adozione a distanza tutti e tre possono andare a scuola
Shahame, 10 anni, assieme ai suoi due fratellini. Tutti e tre vivono nel campo profughi turco di Rehianly. Grazie all'adozione a distanza tutti e tre possono andare a scuola

"Lottiamo contro l’indifferenza” 

Come fa una realtà tutto sommato piccola a garantire con continuità tutto questo da una cittadina del Milanese, a raccogliere fondi per un Paese e una guerra di cui gli italiani sanno poco o nulla? "Ci riusciamo facendo degli sforzi enormi" ammette Claudia, che non nasconde i momenti di stanchezza e sconforto che hanno attraversato lei e il resto del gruppo in questi 14 anni. "Devi combattere contro l'indifferenza, e a volte non è per niente facile. A volta ti verrebbe voglia di mollare. Poi pensi a loro, sai che hanno bisogno del nostro aiuto. Perché non hanno nessuno vicino. Alla fine, no, non ci fermiamo". 

ll dottor Almohammad Zakreia, del centro di psicoterapia di Gaziantep, con una piccola paziente
ll dottor Almohammad Zakreia, del centro di psicoterapia di Gaziantep, con una piccola paziente

"Nutrire l’ottimismo” 

Il Cuore nel Mondo organizza spettacoli, eventi e banchetti sul territorio milanese e lombardo per farsi conoscere, raccogliere fondi e sensibilizzare le persone sulla questione siriana. In programma ce n'è già uno il 20 settembre a Sedriano (Milano), il "Cantabattisti", dedicato alle canzoni del grande cantautore. "Organizziamo spettacoli teatrali o musicali che vogliono essere anche divertenti, spensierati. Perché alla fine vogliamo nutrire la speranza, l'ottimismo e regalare a questi bambini un futuro migliore". (www.ilcuorenelmondo.it)